Confindustria torna all’attacco: “Italia ferma, abbiamo perso 15 anni”

Gli industriali sottolineano il difficile momento del Paese, che soffre più di quanto ci si aspettava. Poi, un plauso al Jobs Act: “Quando le misure vengono attuate, non tardano a concretizzarsi”

Così non va. Mentre gli altri Paesi crescono, “noi siamo fermi da 15 anni”. Arriva da Confindustria l’ultimo allarme sulla (mancata) crescita dell’economia italiana. Secondo i dati del Centro studi di Viale dell’Astronomia il Pil a fine anno sarà in crescita solo dello 0,7% (le precedenti stime parlavano di un +0,8%), allineandosi alle previsioni Istat; ma il prossimo anno il Pil scenderà ancora: +0,5% (rispetto al precedente +0,6%). Per Confindustria il Paese soffre di una debolezza superiore alle attese. “Non riusciamo a schiodarci dalla malattia della bassa crescita di cui soffriamo dall’inizio degli anni duemila”, ammette Luca Paolazzi, capo economista di Confindustria. Secondo il Centro studi, “prima, durante e dopo la Grande Recessione (in Italia più intensa e più lunga) si è accumulato un distacco molto ampio” rispetto al resto d’Europa. Tra 2000 e 2015 il Pil è aumentato in Spagna del 23,5%, Francia +18,5%, Germania +18,2%. In Italia è “calato dello 0,5%” e con le dinamiche in corso i gap aumentano oggi “ancor più rapidamente”.

FUGA DA CONFINDUSTRIA

ASPETTI POSITIVI. Confindustria sottolinea anche come quando le misure vengono attuate, non tardano a concretizzarsi. Il riferimento è al Jobs Act, che ha portato il mercato del lavoro a crescere più spedito rispetto al resto dell’economia: il tasso di disoccupazione, infatti, è previsto in calo all’11,5% nel 2016 e all’11,2% nel 2017 dall’11,9% del 2015. Quasi i quattro quinti degli oltre 426 mila posti di lavoro aggiuntivi creati dall’inizio del 2015 a metà 2016 sono con contratti a tempo indeterminato.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ammesso che le stime di crescita dell’Italia sono inferiori alle attese, ma dovrebbero essere migliori di quelle previste da Confindustria. “Le nostre stime – contenute nella Nota di aggiornamento al Def che sarà approvata la prossima settimana – potrebbero essere migliori sia per il 2016 che per il 2017. La stima del Csc”, ha aggiunto Padoan, “si basa su ipotesi di policy di quadro programmatico che sono diverse da quelle che il governo intende proporre e non per ragioni di polemica. Io prendo comunque le stime confindustriali come una sollecitazione per prendere misure giuste e quindi dimostrare che sono sbagliate, per motivi che saranno benvenuti anche a Confindustria”.

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