Confindustria fa da sola: “Pronto manifesto per salvare l’Italia”

L’associazione non vuole più aspettare risposte dal governo e presenta un documento di cinque punti per risolvere “un’intollerabile situazione di stallo"

Prima un nuovo accordo con le parti sociali che scavalca le norme sui contratti previste dall’art. 8 della manovra, ora un passo deciso verso quella “discontinuità” a lungo richiesta dal mondo delle imprese, delle banche e dei sindacati alla politica. Confindustria vuole un cambiamento, vero. “Noi vogliamo una vera discontinuità e la vogliamo velocemente – tuona il presidente Emma Marcegaglia intervenendo all’assemblea degli industriali toscani a Firenze – basta con le piccole cose, non siamo più disponibili a stare in una situazione di stallo”. L’associazione degli industriali presenterà un documento, “un manifesto delle imprese, insieme alle altre associazioni, per salvare l’Italia. Un documento – spiega Marcegaglia – che non riguarda le imprese, ma è per l’Italia”. Poi, se il governo sarà disponibile a lavorare con le parti sociali, bene, altrimenti “scindiamo le nostre responsabilità – afferma il leader di Confindustria – Non è più tollerabile una situazione di stallo, in cui si vivacchia e in cui ci si limita a fare qualche piccola manutenzione”. Nel manifesto di Confindustria saranno contenute quelle riforme che, secondo il presidente Marcegaglia, serviranno a rilanciare l’Italia. Gli industriali chiedono una riduzione della spesa pubblica “non più solo con tagli lineari”, una “riforma delle pensioni che ci metta in linea con gli altri Paesi europei”, usando i soldi che così sarebbero risparmiati per “abbassare il cuneo fiscale, a partire dai giovani”. Confindustria chiede poi una vendita dei beni pubblici, “vendere il patrimonio anche per abbassare il deficit, per diminuire l’ingerenza del pubblico che è ancora troppo forte e si porta dietro clientele, oltre a fare concorrenza sleale”. Un altro tema che sarà trattato nel documento è quello delle liberalizzazioni, perché “nell’ultima manovra non c’è quasi niente”, e anche quello delle infrastrutture. Infine Marcegaglia ha ribadito che non è più possibile aspettare “la riforma fiscale, perché occorre abbassare le tasse a chi tiene in piedi il Paese, lavoratori e imprese. Siamo pronti anche a una piccola patrimoniale, lo abbiamo detto, pur di avere meno tasse”.

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