Chief Financial Officer: calano le intenzioni di investimento

I direttori finanziari italiani si attendono un rilevante aumento dell'incertezza, ma vedono nei fondi del Pnrr la via per la ripartenza

Il contesto di tensione geopolitica e le prospettive di una stagflazione a livello globale iniziano ad avere ripercussioni sul “sentiment” dei direttori finanziari italiani, che si attendono un considerevole aumento dell’incertezza (+29%) rispetto allo scorso autunno e un peggioramento delle prospettive economico-finanziarie della propria azienda con effetti inevitabili sulle intenzioni d’investimento, in calo di oltre un terzo. Il lato positivo, però, è che il 90% di loro vede nei fondi del Pnrr un’importante opportunità di rilancio con focus su digitale, transizione green e miglioramento dei livelli di efficienza interni. È questo il quadro che emerge dalla Cfo Survey – Primavera 2022, condotta da Deloitte attraverso interviste ai direttori finanziari delle principali aziende che operano nel nostro Paese. In particolare, le opinioni dei Cfo sono influenzate da rischi crescenti come le pressioni inflazionistiche, i timori geopolitici e le strozzature delle catene globali di fornitura.

Il rilancio passa da innovazione e Pnrr

Le aziende italiane, che ancora non hanno del tutto recuperato dalle conseguenze della pandemia ed in particolare dalla crescente frammentazione del mercato e delle relative catene del valore, si trovano a dover cambiare marcia in un momento storico assai delicato. La definizione di una strategia innovativa per competere all’interno di uno specifico ambito di mercato e l’adattamento del modello di business al nuovo contesto sono una priorità per sei Cfo italiani su dieci.

Una delle principali leve su cui i Cfo potranno contare per favorire il processo di trasformazione della propria azienda, il suo adeguamento al nuovo contesto di mercato con un solido vantaggio competitivo e il conseguente miglioramento della performance saranno i fondi del Programma “Next Generation EU”, in particolare quelli riconducibili al dispositivo per la ripresa e la resilienza (191,5 miliardi di euro), organizzati dal Governo Italiano attraverso il Piano “Italia Domani” – il più grande intervento di finanza agevolata messo in atto dai tempi del Piano Marshall (1948).“La ricerca Deloitte sottolinea come le aree verso cui i Cfo italiani stanno orientando maggiormente i propri investimenti non solo abilitano l’innovazione, ma risultano essere anche allineate alle priorità del Pnrr”, spiega Andrea Poggi, Clients & Industries Leader Deloitte Central Mediterranean e Innovation Leader Deloitte North South Europe. Digitalizzazione dei processi produttivi (42%) e protezione da rischi cyber (36%) guidano l’agenda dei direttori finanziari della Penisola, seguite dalla necessità di ottimizzare le catene di fornitura (36%), potenziare le attività di R&D (35%) e aggiornare le competenze interne in ottica di up/re-skill (32%). In sintesi, le indicazioni fornite dai Cfo evidenziano come i pilastri dell’innovazione, veri determinanti del vantaggio competitivo di un’organizzazione, risultino allineati con le politiche di investimento e di crescita delle aziende. “In aggiunta a ciò”, continua Poggi, “la ricerca Deloitte mette in risalto l’importanza dei fondi Next Gen EU per i Cfo italiani: nove su dieci li considerano centrali per il rilancio della propria azienda in qualità di abilitatori di molteplici iniziative innovative a supporto della trasformazione digitale (42%), dell’adozione di un paradigma green (33%) e di un miglioramento dei livelli di efficienza interni (25%). A tal proposito, il 56% dei direttori finanziari italiani manifesta interesse verso le agevolazioni previste dal Pnrr, e di questi uno su quattro dichiara di aver già avviato le procedure necessarie specialmente per l’accesso agli incentivi fiscali a supporto degli investimenti ad alto contenuto tecnologico (43%) e a quelli riconducibili al Piano Transizione 4.0 (38%). I direttori finanziari italiani, in ultima analisi, percepiscono il Pnrr come un vero abilitatore dello sviluppo innovativo e sostenibile della propria azienda.” chiude Poggi.

A confermare l’interesse concreto da parte dei Cfo italiani nei confronti del programma Next Generation EUè il fatto che le aziende si stanno già organizzando al proprio interno per cercare di trarne il maggiore beneficio possibile: ad oggi solo una su quattro non ha ancora definito un modello di governance per gestire l’accesso alle opportunità del Pnrr. Delle altre, invece, il 27% ha già istituito una task-force interna multidisciplinare e oltre il 90% ritiene necessario avvalersi del supporto di terze parti specializzate per gestire in una logica end-to-end il processo di richiesta fondi. Società di consulenza (42%), studi professionali (25%) e associazioni di categoria (17%) emergono come gli interlocutori privilegiati da parte del panel intervistato.

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