Brexit: anche Panasonic lascia Londra. Le grandi imprese migrano in Ue

Dopo le giganti del mondo finanziario, Unilever ed Ema, anche il colosso dell’hi-tech dice addio al Regno Unito per paura delle noie fiscali

Lo spauracchio della Brexit colpisce ancora. E così un’altra big dice addio a Londra. Stavolta è il turno di Panasonic che, secondo il giornale Nikkei, dopo 15 mesi di riflessioni e orchestrazioni, ha deciso di spostare il quartier generale ad Amsterdam per evitare potenziali noie fiscali dovute all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Tuttavia, l’amministratore delegato Panasonic Europe, Laurent Abadie, ha ammesso che la società potrebbe riconsiderare la sede inglese, ma solo come “paradiso fiscale” nel caso in cui abbassasse le imposte sui profitti delle imprese. Una possibilità non del tutto remota, visto che il Regno Unito aveva già ventilato una riduzione delle tasse per le aziende che dopo la Brexit sarebbero rimaste comunque nel Paese. Tuttavia, bisogna considerare che in alcuni casi questa opzione potrebbe non essere del tutto conveniente e comportare un maggior carico fiscale nelle nazioni di provenienza.

La Brexit fa scappare le grandi

Panasonic, comunque, è solo l’ultima società di una lunga serie. Dopo il sì alla Brexit, molte multinazionali hanno deciso di traslocare. Le prime a lasciare il Regno Unito – nella maggior parte dei casi per Francoforte – sono state le giganti del mondo finanziario, come Barclays Bank, Bank of America, Jp Morgan e Aberdeen Standard Investments. Anche Morgan Stanley, Goldman Sachs e Deutsche Bank dovrebbero spostarsi a breve. Ma a essere spaventati dalla nuova situazione britannica non sono solamente le protagoniste dell’alta finanza. Il colosso anglo-olandese Unilever, per esempio, si è spostato a Rotterdam, lasciando nella capitale inglese soltanto due divisioni, quelle di bellezza-cura della persona e attività di assistenza domiciliare.

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