La Bce non intende fare sconti a Londra. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi è intervenuto sugli equilibri post Brexit, che stanno preoccupando l’opinione pubblica. Draghi non nasconde che dai negoziati londinesi dipende la stabilità dell’Unione ma esclude sul nascere l’ipotesi di un qualsivoglia atteggiamento di favore nei confronti dell’Inghilterra, perché rappresenterebbe un pericoloso precedente: «È molto difficile immaginare che un accordo ritenuto discriminante contro alcuni o a favore di altri possa essere una fonte di stabilità per il futuro della nostra Unione», spiega.
I TRE CAMPI SU CUI INVESTIRE. Per mantenersi salda, l’Europa deve invece puntare su tre campi: una maggiore integrazione europea; il consolidamento della fiducia dei Paesi membri e il completamento dell’unione bancaria. Sul primo punto, Draghi spiega che i «nuovi progetti comuni europei dovrebbero concentrarsi sulle preoccupazioni immediate della pubblica opinione». Tra i temi prioritari: l’immigrazione, la sicurezza e la difesa. Per temprare invece la fiducia dei 28 stati membri « è importante che le regole decise siano rispettate: il quadro di governo dell’economia (vale a dire il Patto di Stabilità e di Crescita, ndr) è essenziale per evitare squilibri che rischierebbero in ultima analisi di destabilizzare la zona euro».
LA RIPRESA È LENTA. Per quanto riguarda l’andamento economico, la ripresa c’è ma risulta ancora lenta: il tasso d’inflazione si attesta allo 0,2% per il 2016, e al 1,2% nel 2017. «La Bce è pronta ad agire con tutti gli strumenti a sua disposizione. Ma tassi d’interesse molto bassi per un lungo periodo di tempo comportano rischi per la stabilità finanziaria», ricorda Draghi. «La diffusa sensazione di insicurezza, anche di insicurezza economica, rimane una preoccupazione importante: non possiamo semplicemente attendere che arrivino tempi migliori. Dobbiamo rinnovare i nostri sforzi affinché l’unione economica e monetaria offra sicurezza e prosperità. E la Bce farà la sua parte».
RISANAMENTO CONTI NAZIONALI. Guardando invece ai singoli conti nazionali, Draghi ha rilevato la differente flessibilità di bilancio dei Paesi invitando coloro che hanno margini minori, come l’Italia, a guardare «alla composizione del bilancio, non alla sua taglia». Quei Paesi che invece vantano margini più ampi, come la Germania, non possono certo essere costretti a investire di più: «non è un obbligo».
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