Agcom, i social battono la tv: editori contro Google, Meta e i colossi del web

Agcom, social battono la tv: editori contro Google, Meta e i colossi del web© Shutterstock

Secondo l’Agcom, i social battono la tv. A dirlo è il 52,4% degli italiani che si informa online, lasciando indietro i mezzi di comunicazione tradizionali. Questi ultimi però conservano una certa autorevolezza e, in forza a questo aspetto, dichiarano guerra a Google, Meta e le altre realtà del web che rappresentano dei capisaldi.

A renderlo noto è l’Autority attraverso la Relazione annuale 2025, illustrata in Senato dal presidente Giacomo Lasorella. “Un italiano su due si informa online, con motori di ricerca, social media e siti web o app di quotidiani e periodici che sono diventate le principali porte di accesso all’informazione”, questo è il dato più importante che è emerso.

La tv rimane autorevole

La tv, invece, che fino al 2019 si attestava al 67,4% delle preferenze, oggi è ferma al 46,5%. Si tratta di dati importanti, ma non scolpiti nella roccia. Infatti, “televisione, radio e carta stampata rimangono fonti informative ritenute più affidabili rispetto a social network e piattaforme», ha sottolineato Lasorella, richiamando la «necessità di tutelare e salvaguardare l’informazione professionale”, ha ribadito Lasorella.

Le piattaforme digitali si sono prese il mercato pubblicitario, cambiando i rapporti di forza. I loro ricavi in Italia sono aumentati del 250% in sette anni, passando da 2 a quasi 7 miliardi di euro. “Alphabet/Google, Meta/Facebook, Amazon e Netflix” stanno acquisendo terreno e, accanto a loro, rimangono le realtà tradizionali come Rai, Mediaset, Sky, Discovery e Cairo Communication.

Di conseguenza, urge uan rilevazione degli ascolti digitali: “Serve un metodo condiviso da tutti i soggetti del mercato”, ha sottolineato il presidente Agcom. Gli editori, intanto, però, sono preoccupati in merito “alla crisi strutturale dei quotidiani”. I dati infatti segnalano una diminuzione della diffusione media giornaliera pari a 1,7 milioni di copie (cartacee e digitali) nel 2024, in calo del 6,7%. Ciò nonostante, l’interesse per la lettura regge, con 11,2 milioni di persone che consultano almeno un quotidiano al giorno.

L’equo compenso sui social: un nodo cruciale

Secondo l’Agcom, i social battono la tv perché sono mutati i rapporti economici con le grandi piattaforme. “Il tema dell’equo compenso per gli editori in relazione allo sfruttamento in ambiente digitale delle pubblicazioni di carattere giornalistico è cruciale per il pluralismo informativo”, ha spiegato Lasorella.

La normativa nazionale, recependo la direttiva europea sul copyright, impone che motori di ricerca e social network riconoscano un equo compenso agli editori per l’uso dei loro contenuti. In caso contrario l’Autority è chiamata a intervenire. Tre procedure di determinazione dell’equo compenso sono tuttora in corso contro Meta, X e LinkedIn, tutte avviate da un unico editore. Inoltre, sono state presentate otto nuove istanze all’inizio del 2025, principalmente da parte della Siae.

A livello europeo c’è un altro aspetto controverso da risolvere: la riproduzione automatica di articoli da parte di chatbot basati sull’AI. Il pericolo è che le nuove tecnologie sostituiscano l’informazione professionale senza riconoscere alcun diritto a chi la produce.

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