Dop economy: un affare locale

L’Italia primeggia in Europa per numero di prodotti Dop e Igp, ma quali sono le Regioni e le Province più forti? E quali crescono (o perdono) di più?

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Luci e ombre della Dop Economy


Data la natura prettamente locale della Dop Economy, diventa più che mai interessante andarne ad analizzare l’andamento sui singoli territori. Al contrario di quanto avviene con altri settori produttivi, infatti, non si tratta di fare un semplice calcolo del ritorno economico. Si tratta piuttosto di quantificare il valore proprio di quei territori, di filiere che non sono delocalizzabili, di un patrimonio intrinseco che si è creato grazie all’ambiente, alla storia e alle tradizioni di una certa zona.

Partiamo da un dato generale: l’impatto economico registra, rispetto al 2021, una crescita in 18 regioni su 20, uniche eccezioni la Puglia (-15,6%) e la Valle D’Aosta (0,8%). Quattro regioni da sole rappresentano il 55% del valore delle Dop e Igp nazionali (11,1 miliardi di euro): Veneto, Emilia- Romagna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia. Ma l’incremento maggiore è stato quello della Lombardia (+318 milioni, pari a un +14,6%). Le regioni del Centro registrano un generale +4%, trainate dalla Toscana (+43 milioni). Ottimi risultati anche per Campania (+77 milioni) e Sardegna (+90 milioni).

Scendendo a livello provinciale, dati in crescita per 84 Province su 107, con tre province che registrano un impatto superiore al miliardo (Treviso, Parma e Verona) e nove che superano i 500 milioni (Cuneo, Brescia, Modena, Udine, Reggio Emilia, Siena, Mantova, Bolzano e Vicenza). L’incremento maggiore è stato registrato a Brescia (+152 milioni, +21%). Fra le prime 20 province per valore perde solo Siena (-10 milioni, -1,4%).

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