Calcio, i private equity puntano all’Europa e alla Serie A

Uno studio mette in luce la quantità di investitori privati presenti nei cinque maggiori campionati europei, Italia compresa

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Il mondo del calcio attira sempre più investimenti privati: è quanto emerge dall’incontro organizzato presso lo Studio Legance, a Milano, nel corso del quale è stato presentato il lavoro di Aifi (associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) ripreso in queste ore dal Sole 24 Ore.

Lo studio ha fotografato il legame tra il mondo del pallone e quello della finanza alternativa, un asset capace di generare un giro d’affari da quasi 30 miliardi di euro e che coinvolge direttamente anche l’Italia. Due mondi che, sottolinea il presidente Aifi Innocenzo Cipolletta, fino a pochi anni fa erano considerati lontani.

Esaminando la governance delle squadre dei cinque principali campionati europei – ovvero Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue 1 – emerge infatti che il 27% ha come azionista di maggioranza un investitore finanziario, tra private equity, fondi sovrani e club deal. La fetta più grossa (il 73%), è nelle mani di investitori individuali, soggetti industriali e nel caso di Germania e Spagna anche associazioni di tifosi.

La Premier League, nella quale gioca la squadra con i ricavi più alti in assoluto ovvero il Manchester City, rappresenta il campionato con il maggior numero di investitori finanziari: sono presenti in maggioranza in oltre la metà delle squadre. Per quanto riguarda l’Italia, invece, le squadre di proprietà di un investitore sono al momento tre: due sono partecipate da fondi di private equity, il Milan di RedBird Capital e gli investitori di Bain Capitan per l’Atalanta, uno da un club deal (777 Partners per il Genoa).

Le squadre con proprietà estera in Italia sono passate dal 10% nel 2013 al 35% di oggi, a riconferma che gli investimenti privati sono molto interessati ad un settore che ricopre un ruolo da protagonista nel mondo del calcio: la Serie A è quarta in termini di fatturato (5 miliardi), con un impatto sul Pil superiore agli 11 miliardi e 130 mila persone impiegate nel settore, specifica lo studio.

“L’interesse degli investitori – ha commentato Marco Gubitosi, partner dello Studio Legance, come riportato dal Sole 24 Ore – si è concentrato, in linea con le tendenze europee, sui cosiddetti premium assets della Serie A sia maschile sia femminile. Stiamo parlando di club virtuosi dal punto di vista Esg, con flussi di cassa stabili derivanti perlopiù dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi, dai contratti di sponsorizzazione, dalla pubblicità, dal merchandising e dalle entrate generate dalle partite casalinghe, che, come evidenziato dalla ricerca Aifi, costituiscono le principali voci di ricavo di tali società”.

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