Altro che oro: la nuova corsa è alle miniere di rame

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È partita la corsa alle miniere di rame. Le grandi società internazionali del settore stanno facendo a gara per accaparrarsi i vecchi siti a colpi di investimenti: è più conveniente che aprirne di nuove, data la scarsa quantità di materia prima mineraria disponibile.

A cosa è dovuto il crescente interesse alle miniere di rame? Le applicazioni di questo materiale, considerato il “metallo dell’elettrificazione” per eccellenza, vanno dall’edilizia alle reti di produzione e trasmissione, dalle energie rinnovabili ai veicoli elettrici, i pannelli solari e le turbine eoliche, fino ai data center per l’intelligenza artificiale. Un metallo a dir poco fondamentale in una fase di transizione energetica come la nostra.

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Secondo quanto riportato da un articolo di Affari e Finanza de la Repubblica il rame è la materia prima che più di tutte risentirà di un eccesso di domanda rispetto all’offerta. È in questa prospettiva che le multinazionali del settore hanno avviato un’ingente campagna di investimenti. Investimenti che riguardano soprattutto fuzioni e acquisizioni tra società concorrenti, che non risolvono il problema della produzione di rame, che necessiterebbe investimenti di lungo periodo e nuove miniere. A oggi, l’effetto dell’M&A internazionale è stato solo quello di far aumentare il prezzo di questo materiale, che ha superato la soglia dei 10 mila dollari, il 16% in più da inizio anno a parità di domanda e offerta.

Secondo uno studio di S&P Global datato 2022 e intitolato Il futuro del rame, la domanda di questa materia prima è prevista in crescita a partire da 25 milioni di tonnellate metriche di oggi fino a 50 milioni entro il 2035, ma la corsa continuerà fino a 53 milioni di tonnellate nel 2050.

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