AgCom, la televisione liquida decolla. Editoria in forte crisi

Sempre più persone guardano programmi in streaming e scaricano contenuti su device. Ma la tv tradizionale tiene. I giornali invece crollano

La tv liquida decolla. Secondo le stime, infatti, circa 3 milioni di persone guardano abitualmente i programmi in streaming e un numero ancora più elevato di cittadini (di circa tre o quattro volte superiore) scarica con frequenza contenuti televisivi sui propri device. A dirlo è Angelo Cardani, presidente dell’AgCom, nella sua relazione al Parlamento, secondo cui il 2017 è stato “l’anno della definitiva consacrazione della televisione liquida”. La tv tradizionale, comunque, non è in crisi: anzi, mostra importanti segni di tenuta “sia in termini di risorse sia di ascolti, con 25 milioni di contatti medi nel prime time”. Il settore è dominato da tre operatori: la medaglia d’oro spetta a 21st Century Fox – Sky Italia, che detiene una quota del 33% (in crescita di 1 punto rispetto al 2016) delle risorse complessive; in seconda posizione c’è il gruppo Rai con oltre il 28% (-1,5 punti rispetto al 2016) e infine il gruppo Fininvest- Mediaset, con un peso del 28% (pressoché invariato).

Se la tv liquida vola, l’editoria annega

Le riflessioni del presidente dell’AgCom Angelo Cardani non riguardano solo la televisione, ma anche i rischi connessi ai Big Data, ossia i dati digitali in circolazione su internet. Tra i primi pericoli, secondo l’esperto non bisogna dimenticare l’esistenza di “un ecosistema governato da poche grandi multinazionali” e la possibile “alterazione dell’ecosistema informativo planetario”. Le soluzioni? Sono principalmente due: disciplina dei mercati e neutralità e trasparenza degli algoritmi, le formule che regolano il traffico dei dati.Infine, nella relazione si fa un accenno anche all’editoria, che continua a perdere terreno: nel 2017 ha avuto una flessione del 5,2%, pari a 3,6 miliardi di ricavi complessivi in meno.

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