Connettiti con noi

Attualità

Manovra, in commissione 1.300 emendamenti. Ora il voto

La commissione Bilancio al Senato ha raccolto tutte le proposte di modifica e inizierà le votazioni dal 31 agosto. Berlusconi: “Manovra più equa e sostenibile, ora tocca all’opposizione”

Nonostante la mole di lavoro, il presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, assicura tempi brevi (se necessario anche con sedute notturne) per il licenziamento della manovra. Da poche ore il gruppo di senatori si è messo al lavoro sui circa 1.300 emendamenti inviati come modifica al provvedimento e da domani inizierà le votazioni. Per quanto riguarda le misure che entreranno nel testo, frutto degli accordi raggiunti all’interno della maggioranza lunedì 29 agosto, il relatore della commissione assicura che le novità, in materia di riscatto degli anni dell’università del servizio militare, non avranno alcun effetto dal punto di vista economico: “Nessun diritto sarà toccato, rispetto al conteggio degli anni, al fine degli emolumenti pensionistici”. Le modifiche, quindi, riguarderanno solo il periodo di anzianità per il pensionamento. “Stiamo valutando le situazioni transitorie”, aggiunge il relatore che conferma la cancellazione de contributo di solidarietà. Resta invece in vigore la norma, contenuta nella manovra dello scorso anno, che prevedeva un taglio agli stipendi dei manager pubblici del 5% per i redditi oltre i 90.000 euro l’anno, che sale al 10% per le retribuzioni superiori a 150.000 euro.In giornata il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto a Studio Aperto, programma della rete Mediaset, per difendere le decisioni prese dall’esecutivo. “Siamo convinti di aver reso la manovra più equa e disponiamo della maggioranza e della coesione politica per approvarla – ha dichiarato in cinque minuti di intervento telefonico – Ora in Parlamento tocca all’opposizione e se ci sarà l’accordo con una maggioranza dei due terzi, potremo arrivare in poco tempo ad approvare la riduzione del numero dei parlamentari e l’abolizione delle Province”.