Crollo nascite, chi pagherà le nostre pensioni?

Record negativo di parti: 474 mila, persi 86 mila italiani. Anche il Sud non fa più figli. Fortuna che ci sono gli immigrati...

Il 2016 ha segnato il record negativo di nascite in Italia. Secondo i dati Istat sulle “stime 2016 degli indicatori demografici”, i residenti in Italia erano 60 milioni e 579mila, in calo di 86mila unità rispetto a un anno fa (0,14% in meno). Pesa il crollo delle nascite: sono stati appena 474 mila i nuovi nati, in calo rispetto al record storico già fatto segnare l’anno passato con 486 mila unità.

A frenare la depopolazione ci pensa il calo dei morti, diminuiti da 648 mila del 2015 a 608 mila, con un -134 mila persone tra nati e morti, il peggior calo dopo il 2015 (-162 mila). Il saldo dei residenti resta positivo, però, grazie agli immigrati. Continua, dunque, l’invecchiamento della popolazione: gli ultra 65enni sono ormai il 22% della popolazione. La riduzione delle nascite è stata del 2,4% e non conosce distinzione geografica: sono nella Provincia di Bolzano si è avuto un incremento del 3,2%. Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si assesta a 1,34.

Rispetto all’anno precedente, i tassi di fecondità si riducono in tutte le classi di età della madre sotto i 30 anni (-6 per mille tra i 25 e i 29 anni), mentre aumentano in quelle superiori (+2 per mille tra i 35 e i 39). La speranza di vita alla nascita, invece, recupera terreno sui livelli del 2015: per gli uomini si attesa a 80,6 anni e per le donne 85,1 anni, con l’età media complessiva che sfiora i 45 anni (44,9, +0,2).

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