Intervista al Ceo di Google, Sundar Pichai

Da un lato profitti record, dall’altra continue polemiche globali sulla sua attività. Al numero uno di Google non mancano le preoccupazioni, anche se lui resta ottimista e si dice favorevole a una regolamentazione più chiara del settore hi tech, perché – assicura – a Mountain View migliorare la vita delle persone resta una priorità

L’headquarter globale di Google dà l’in­credibile sensazione di trovarsi in un luna park. Sotto il cielo terso della Ca­lifornia, ingegneri in calzoncini sporti­vi scivolano attraverso il campus fron­doso su biciclette dai colori sgargianti. Varchi la soglia e trovi una parata di at­trazioni: enormi animali di peluche e un pullmino Volkswagen sono parcheggia­ti per i corridoi sotto cartelli che pubbli­cizzano corsi di danza del ventre e K Pop. In lontananza, una colossale struttura a tendone simile a quella del circo Big Top è in costruzione e, una volta completata nel 2021, diventerà il nuovo quartier generale dell’azienda.

Nel mezzo di tutta questo fermento – e con profitti esagerati superiori ai 15 mi­liardi di dollari nei primi sei mesi del 2019 – per il presentatore del circo Google in carica ci sarebbe parecchio da ridere. Ma Sundar Pichai, 47 anni, è di umore cupo. Seduto in una sala riunioni al primo pia­no con vista sulla Silicon Valley, il Ceo del gigantesco motore di ricerca ammette che a volte lo stress legato al suo lavoro si fa sentire. «Non dormo per niente bene quando sbagliamo», ammette. «Quando noi commettiamo un errore appare evi­dente a tutto il mondo. Di conseguenza ne soffro»…

L’intervista continua sul numero di Business People dicembre

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*The Telegraph/The Interview People – Traduzione di Cecilia Lulli

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