Gig economy: salari sempre più bassi

Il settore peggiore? Quello delle piattaforme di trasporto di persone e cose, dove i guadagni mensili si sono dimezzati dal 2013

Oltre alla speranza di avere un posto fisso, ora stiamo perdendo anche quella di guadagnare uno stipendio degno? Forse, perlomeno nell’ambito della gig economy, una delle nuove forme di organizzazione dell’economia digitale che prevede un lavoro on demand, ossia solo quando c’è la necessità delle nostre competenze e delle nostre abilità. Secondo uno studio condotto da JPMorgan Chase Institute negli Stati Uniti, infatti, uno dei settori a maggiore espansione in questo ambito, quello delle piattaforme di trasporto di persone e cose (come Uber e Postmates), sottopaga i suoi lavoratori. I guadagni medi mensili sono in drastico calo: se nel 2013 erano pari a 1.469 dollari, nel 2017 si sono ridotti a 783 dollari (solo il 53%). Tuttavia, di contro, nello stesso periodo, le piattaforme di noleggio (tipo Airbnb, Turo e Parklee) hanno aumentato i salari, addirittura del 69%, tanto che nel 2017 essi hanno raggiunto, in media, i 1.736 dollari. Sostanzialmente stabili, invece, i compensi dei lavori non di trasporto (artigiani e così via), cresciuti dell’1,9%, e delle vendite, aumentati del 9,4%. Da che cosa dipendono queste differenze? Secondo gli esperti, nel 2017 i driver dei servizi di consegna hanno intascato pochissimo per quattro ragioni principali: hanno lavorato per un numero inferiore di ore; i prezzi per ciascuna consegna sono diminuiti; la domanda non è aumentata in modo proporzionale all’aumento del numero dei driver; le singole piattaforme hanno pagato di meno i singoli lavoratori.

La gig economy sfrutta anche chi lavora su piattaforme di lavoro digitali

La conferma di come la gig economy, spesso, non sia dalla parte dei lavoratori arriva anche da uno studio internazionale, realizzato dall’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) che ha indagato sul lavoro basato sul web di livello più basso, su piattaforme di lavoro digitali come Amazon e Mechanical Turk. Ebbene, è emerso che nel 2017 il lavoratore medio ha guadagnato in media 4,43 dollari l’ora. Ma se si tiene conto anche di tutto il tempo non pagato, per esempio per la ricerca di ordini e di clienti e i test di qualificazione (circa 20 minuti ogni ora), i compensi scendono a 3,31 dollari all’ora.

© Riproduzione riservata