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Economia

Pagamenti in contanti: Italia tra i Paesi più dipendenti al mondo

Il rapporto della ‘Community Cashless Society’ pone il nostro Paese tra i meno recettivi al mondo nel passaggio ai pagamenti digitali. In Europa si perdono posizioni: solo Romania e Bulgaria fanno peggio

pagamenti-in-contanti Credits: © Freepik

L’Italia si conferma uno dei Paesi più dipendenti al mondo dai pagamenti in contanti e in fondo alla classifica dei Paesi europei in tema di pagamenti digitali. È quanto emerge dall’ultimo rapporto della Community Cashless Society, presentato a Cernobbio da The European House – Ambrosetti e realizzato in collaborazione con alcune tra le più importanti realtà del settore (tra queste, American Express, Bancomat, Ing Italia, Intesa Sanpaolo, Mastercard, Mooney, PayPal e Satispay).

Italia fanalino di coda europeo

Secondo il rapporto 2023 – che ha preso in esame lo stato dei pagamenti elettronici in 144 economie globali – l’Italia risulta essere tra le trenta economie con più alta incidenza del contante e perde una posizione rispetto all’anno passato attestandosi al 28° posto. Non solo, a livello Europeo il nostro Paese si piazza al terzultimo posto, perdendo una posizione rispetto allo scorso anno e piazzandosi davanti solo Romania e Bulgaria.

Firenze batte Milano

Non tutte le Regioni d’Italia sono, però, sullo stesso piano. Sulla base dell’indicatore Regional Cashless Index 2023 – che monitora gli sviluppi cashless sul territorio – la Lombardia resta la regione più avanti, mentre la Calabria chiude in ultima posizione. Il Nord Italia si classifica tutto nella top-10, il Mezzogiorno nelle ultime sette posizioni mentre al Centro le migliori sono Toscana (4° posto) e Lazio (5° posto). Nella classifica delle Città Metropolitane Firenze si conferma per il secondo anno consecutivo al 1° posto davanti a Milano e Genova.

Pagamenti in contanti vs pagamenti digitali: quanti luoghi comuni

Secondo uno studio elaborato ad hoc dalla Community Cashless Society, i pagamenti cashless riportano – in media – costi inferiori rispetto al contante e l’accesso al credito d’imposta del 30%, entrato in vigore con il DL 124/2019, consente ai piccoli esercenti di pagare commissioni ancora inferiori alla media. Osservando i risultati del modello, il costo medio si attesta tra lo 0,7% e lo 0,9% dei ricavi incassati con carta e decresce al ridursi del fatturato in quanto aumenta il peso (in percentuale sul totale) dei ricavi esenti da commissioni. Ricorrendo al credito d’imposta, inoltre, tale costo si abbassa ulteriormente fino allo 0,5%/0,6%.

L’indagine della Community tra i cittadini italiani ha smentito anche alcuni luoghi comuni relativi ai pagamenti cashless nella Penisola:

  • Gli italiani sono «attaccati» al contante: dalla survey emerge come 3 italiani su 4 abbiano nei pagamenti cashless la modalità di pagamento preferita e 6 italiani su 10 hanno aumentato l’utilizzo dei pagamenti elettronici nell’ultimo anno;
  • pagamenti cashless non sono «inclusivi»: guardando ai dati della survey solo l’1% della popolazione adulta italiana non utilizza mai i pagamenti cashless per le proprie transazioni;
  • pagamenti cashless sono percepiti come meno sicuri del contante: nella survey, i pagamenti cashless riportano un giudizio complessivo sulla loro sicurezza superiore a quello del contante;
  • L’innalzamento del tetto al contante comporta un aumento delle transazioni cash e dei consumi: dai dati che emergono dalla survey, la decisione di innalzare il tetto al contante non porterà né ad un aumento dei pagamenti in contante (62,9%) né dei consumi (74,9%).

Sette proposte per spingere il cashless in Italia

“Anche quest’anno, l’Italia si conferma un Paese fortemente cash-based con un valore del contante in circolazione sul Pil pari a 14,3%”, ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “È necessario accelerare la transizione verso la #CashlessRevolution e a tal fine abbiamo individuato 7 proposte di policy, che si pongono l’obiettivo non solo di promuovere i pagamenti elettronici e far emergere il sommerso, ma anche quello, da un lato, di ‘abituare’ i cittadini all’utilizzo del cashless nella quotidianità e, dall’altro, di favorire l’accettazione del cashless tra gli esercenti, ad esempio valorizzando maggiormente la misura del credito d’imposta del 30% sui costi delle commissioni e prevedendo un quadro regolatorio chiaro che consenta agli esercenti che fossero interessati a non accettare l’utilizzo del contante e a poter dichiarare il loro esercizio cash-free”.

Cashless in Italia 7 proposte


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