Italia: senza Draghi dubbi sul Recovery Fund europeo. Pnrr a rischio?

Un articolo del Financial Times evidenzia gli ostacoli che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi mesi. “In piena campagna elettorale, saranno rispettate le scadenze?”. In ballo circa 150 miliardi di euro

Anche con un governo dimissionario, ci sono scadenze fondamentali alle quali l’Italia non può venire meno. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo ha sottolineato la scorsa settimana, decretando lo scioglimento delle due Camere. Riuscirà il Parlamento, con i partiti in piena campagna elettorale, a portare avanti il piano di riforme che il nostro Paese ha concordato con la Commissione europea? In ballo non si sono solo i 200 miliardi di euro di finanziamenti per l’Italia, ma tutto l’impianto del Recovery Fund dell’Unione europea, ambizioso progetto economico da 800 miliardi di euro.

È quanto si scrive in un articolo del Financial Times,, che avanza dei dubbi sul fatto che l’Italia possa rispettare le scadenze concordate con l’Unione europea dopo il crollo del governo guidato da Mario Draghi. Il nostro Paese è il maggior destinatario del piano di aiuti, ma per sbloccare le tranche di denaro dell’Unione europea – al momento sono stati ricevuti 46 miliardi dei 200 concordati – sono fondamentali una serie di riforme. Il nostro Paese deve varare misure necessarie come una nuova legge sulla concorrenza, una riforma fiscale e della burocrazia oltre a una revisione delle procedure giudiziarie per accelerare i processi, i più lenti d’Europa. “Questo crea un fitto programma legislativo in tempi normali, per non parlare del periodo di elezioni”, ha affermato al quotidiano economico Ludovico Sapio, economista della banca Barclays.

Come riportato dal Financial Times, gli analisti di Goldman Sachs hanno dichiarato in una nota di aver registrato “significativi venti contrari” per il debito italiano a causa della maggiore incertezza politica e dei potenziali ritardi nell’attuazione degli investimenti e delle riforme chieste dal recovery fund. Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, si era assicurato il sostegno trasversale al piano, ora si teme che la sua attuazione vacilli senza di lui, mettendo a repentaglio le riforme.

Un nuovo governo potrebbe anche voler intervenire con modifiche sul piano concordato con la Commissione europea (scoraggiate da Bruxelles), mettendo a rischio il pieno accesso dell’Italia al fondo, che se rispettato garantirebbe 20 miliardi di finanziamenti ogni semestre. In questo caso, l’Italia non sarebbe l’unica vittima, si sottolinea nell’articolo del Financial Times. Perché il recovery fund istituito una tantum in seguito alla pandemia di Covid potrebbe essere un importante precedente in vista di una più profonda integrazione fiscale nell’Unione europea. Un suo fallimento, però, darebbe ragione ai Paesi del Nord Europea da sempre reticenti a emettere debito congiunto.

© Riproduzione riservata