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Sostenibilità

Streaming Tv: anche la “nuvola” inquina

Amazon Prime Video, Netflix, Disney+, Apple Tv+, Hulu e Hbo Max: tutte connesse a un unico cloud, la Aws di Jeff Bezos. Anche gli Ott hanno un impatto sull’ambiente: producono emissioni che preferiscono compensare anziché tagliare. Come? Acquistando sul mercato certificati green, piantando alberi o finanziando progetti di tutela ambientale

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Siamo tutti in una nuvola, nel cosiddetto cloud: da quando la pandemia di Covid-19 ha accelerato l’adozione del cloud computing (la tecnologia che permette di elaborare e archiviare dati in Rete), la “nuvola informatica” ha finito per assorbire la maggior parte delle nostre attività. Non solo il lavoro e la scuola, ma anche il tempo libero: se durante l’emergenza sanitaria i servizi di streaming video sono riusciti a gestire la crescita del numero degli utenti, e la conseguente richiesta di visioni simultanee, è stato proprio grazie alla flessibilità e all’efficienza del cloud.

Il richiamo alla nuvola, tuttavia, non deve ingannare: immateriale e volatile come i dati che contiene, il cloud – che si “appoggia” a una rete di componenti hardware (server) dislocati nel mondo – ha un impatto materiale e concreto sull’ambiente. In una parola: inquina. Come spiega la giornalista Milena Gabanelli in un’inchiesta di Dataroom per il Corriere della Sera, i giganteschi data center verso cui stanno migrando i dati di tutto il mondo oggi assorbono l’1% della domanda globale di energia, il cui 20% serve per il raffreddamento dei macchinari, conservati a un massimo di 27 gradi (uno dei data center più famosi è il Pionen White Mountains, in un bunker atomico 30 metri sotto il suolo di Stoccolma).

Il consumo energetico, naturalmente, si traduce in emissioni: un solo server, spiega l’articolo, produce in un anno da 1 a 5 tonnellate di CO2 equivalente. Un solo gigabyte scambiato su internet emette da 28 a 63 g di CO2 equivalente. Anche un solo film in streaming ha un impatto sull’ambiente: calcolarlo, però, è una questione complessa.

Film & cloud: il dominio di Amazon

Per capire a quanto ammonti l’impatto energetico di ciascuna piattaforma Ott è necessario, prima di tutto, sapere a quale servizio di cloud si rivolga. Il mercato mondiale del cloud, in crescita del 39% negli ultimi due anni, è dominato, secondo i dati raccolti da Synergy Research Group, da un gruppo preciso di aziende: Amazon (33%), Azure di Microsoft (20%), Google Cloud (9%), Alibaba (6%), IBM (5%), Sales Force (3%), Tencent (2%) e Oracle (2%). Ma se si restringe il campo al solo servizio di video streaming, il servizio cloud dominante è uno: AWS, acronimo di Amazon Web Services, azienda di proprietà del gruppo Amazon di cui costituisce – con i suoi 45 miliardi di dollari di entrate nel 2020, dieci in più dell’anno precedente – l’attività più proficua.

Nata nel 2006, oggi è AWS a fornire i servizi di cloud computing non solo ad Amazon Prime Video, ma anche a tutti i suoi competitor. Dopo HBO e Hulu, da qualche anno si serve di AWS anche Apple, migrata qui nel 2016 dopo l’incendio del data center di Google Cloud: secondo un’inchiesta della rete americana Cnbc, Apple spenderebbe ogni anno la considerevole cifra di 300 milioni di dollari per il servizio di cloud Amazon, facendo dell’azienda di Cupertino uno dei migliori clienti di Jeff Bezos. Ma a servirsi di Amazon è anche Netflix, passata al cloud nell’agosto del 2008 «dopo che un guasto al database centrale ci aveva impedito di recapitare Dvd ai clienti per tre giorni», ricorda un comunicato della stessa azienda. La migrazione di tutti i dati di Netflix nel cloud AWS si è conclusa ufficialmente nel gennaio 2016: «Da allora il nostro numero di iscritti è cresciuto di otto volte: il cloud ci ha permesso di manovrare petabyte di dati con una velocità che non avremmo mai avuto, usando solo i nostri server». Ultimo acquisto in ordine di tempo, anche Disney (con la sua Disney+) si è unita nell’aprile 2021 alla grande “famiglia” del cloud Amazon, “in supporto alla rapida crescita della loro piattaforma abbiamo offerto a Disney più di 50 servizi tecnologici – annuncia un comunicato di AWS – che vanno dalla conservazione all’analisi dei dati”.

Ma il punto è: quanto inquina AWS? L’articolo continua sul mensile Tivù di gennaio-febbraio 2022

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