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Fazioli Pianoforti: armonia e maestria

Lavorazione artigianale, il legno degli Stradivari e il coraggio di osare nelle linee di strumenti dalla tradizione antichissima: così i pianoforti di Sacile, in Friuli, hanno sfondato il monopolio del mercato d’alta gamma, arrivando perfino in Cina e nelle grandi scuole Usa

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«Perché sempre più pianisti scelgono strumenti che costano oltre 200 mila dollari?». La domanda se l’è posta l’Economist qualche mese fa per raccontare l’ascesa vertiginosa di Fazioli tra i virtuosi degli 88 tasti bianchi e neri. Ma come mai il settimanale britannico sempre impegnato sui grandi temi dell’attualità, della politica e della finanza si concede una simile digressione in campo musicale? Perché l’affermazione dei pianoforti friulani rappresenta un caso esemplare di strategia aziendale di successo in un mercato fortemente segmentato.Per capire le ragioni di questa ascesa, bisogna partire necessariamente da Sacile, provincia di Pordenone. Qui è nata, ufficialmente 25 anni fa, la storia di questi strumenti realizzati in maniera totalmente artigianale, una lavorazione che garantisce un suono unico e inconfondibile. Il loro segreto è, però, ancora più antico della maestria dei 50 operai dell’azienda: è nascosto nel legno di abete rosso della Val di Fiemme, la cosiddetta “foresta musicale”. Qui Antonio Stradivari si procurava la materia prima per costruire i suoi celeberrimi strumenti a corde, violini in particolare.

STIMOLARE L’ARTISTAIl presidente e fondatore Paolo Fazioli

Proprio per la vicinanza con questa riserva aurea di note dolcissime, fu qui che il romano Paolo Fazioli decise di mettere in piedi l’avventura della sua vita: un’impresa che portasse il suo nome, ma che soprattutto sembrava incarnare un destino scritto nel suo Dna. Figlio di produttori di mobili, si era laureato in Ingegneria affiancando agli studi tecnici la passione per la musica che lo aveva portato a diplomarsi in pianoforte al conservatorio: familiarità con il legno, profonda conoscenza delle leggi fisiche e amore per gli spartiti si sono fusi così nell’idea di avviare la prima azienda di pianoforti italiani. Nonostante lo strumento più famoso sia stato inventato proprio da un nostro connazionale – il padovano Bartolomeo Cristofori ospite della corte di Cosimo III de’ Medici dalla fine del ‘600 – non esisteva allora nessun brand specializzato in questo settore.

PREFERITO DAI GRANDIGrazie dunque alla competenza tecnico-scientifica, alla manualità e alla cura artigianali, all’attenta selezione dei materiali e a una continua ricerca tecnologica, è nata e si è affermata una tradizione che è garanzia di un suono inimitabile, capace di affermarsi sul panorama internazionale e di conquistare le preferenze di alcuni dei più grandi virtuosi del mondo: Vladimir Ashkenazy, Alfred Brendel, Hélène Grimaud, Friedrich Gulda, Angela Hewitt e Nikita Magaloff hanno spinto l’affermazione di Fazioli negli anni ’80 e ’90. Nel 2001 l’azienda ha fatto il grande salto, spostando la produzione in un nuovo stabilimento da 5 mila metri quadri, concepito per rispondere alle specifiche esigenze costruttive di un pianoforte e sostenere il ritmo di 130 esemplari all’anno per i sei modelli della gamma (e ora si sta lavorando per portarne la capacità a 170, quasi raddoppiando lo stabilimento). Dotato dei più moderni sistemi di funzionalità, luminosità, climatizzazione, il nuovo sito ha anche una forte impronta ecologica: grazie ai pannelli solari, si riesce a risparmiare una tonnellata di anidride carbonica per ciascuno strumento realizzato. Le difficoltà oggettive della nostra economia, ma anche uno scetticismo profondo quanto ingiustificato per un pianoforte italiano, spingono le vendite soprattutto verso l’export: Europa, America, Canada, Cina, Giappone e Asia in generale, incluse Thailandia e Indonesia. Il mercato di questi strumenti vive un momento di veloce ripresa: nel 2014 le vendite globali sono passate da 293 a 304 milioni di dollari. E a Pechino, uno dei mercati più interessanti, nel 2005 venivano acquistati 2 mila pianoforti all’anno, due anni fa è stata sfondata quota 6 mila.

1981Nasce a Sacile la Fabbrica di pianoforti Fazioli. In febbraio, i prototipi sono esposti per la prima volta alla Frankfurt Musikmesse dove la comparsa di un produttore italiano suscita particolare clamore.

1983Inizia la collaborazione con il Centro Ricerche Zanussi Zeltron, con lo scopo di studiare e migliorare la qualità del suono. Cominciano a essere conseguiti i primi successi sul versante artistico.

1987Il prototipo del primo F308, il pianoforte più lungo ancora oggi disponibile sul mercato, viene tenuto a battesimo al Teatro Comunale di Monfalcone dal pianista francese François Joël Thioller.

1994La Fazioli Pianoforti partecipa per la prima volta al Namm show di Anaheim, California, occasione che gli permette di entrare nel mercato nordamericano.

2001La nuova fabbrica diventa operativa: la produzione si avvicina sempre più all’obiettivo dei 100 esemplari l’anno. La rivista The Economist afferma che, per molti artisti, il Fazioli rappresenta il miglior pianoforte al mondo.

2004Si registrano vendite importanti e la produzione finalmente supera le 100 unità: è questo l’anno del completamento della Fazioli Concert Hall.

2011Completata la posa dell’impianto fotovoltaico sul tetto della fabbrica, ogni strumento viene costruito risparmiando una tonnellata di anidride carbonica.

MONOPOLIO INFRANTOMentre nella fascia bassa si era registrato negli anni l’inserimento importante della giapponese Yamaha, il top di gamma era stato per decenni monopolio dell’azienda tedesco-americana Steinways: 63 mila dollari di prezzo base – meno di un terzo rispetto ai Fazioli – e capacità produttiva di oltre 2 mila pezzi l’anno. Un concorrente, insomma, prestigioso ma in fondo “economico”, apprezzato e difficile da superare in un mondo molto tradizionale. È stata solo la qualità assoluta degli strumenti friulani a consentire di scalfire pezzo dopo pezzo il dominio degli storici rivali: il momento decisivo – se non del sorpasso, ma della consacrazione – è stato l’ordine ricevuto dalla famosa Juilliard School di New York. Forte di una collezione di 275 Steinways, cinque anni fa la più famosa istituzione musicale Usa ha comprato il primo Fazioli e attende la consegna di altri due esemplari entro la fine di quest’anno. «Gli Steinways hanno un suono dal colore più scuro», ha detto il capo tecnico dei pianoforti della Juilliard, Stephen Carver, «ma molti direbbero che quello degli italiani è più ricco». Merito della rigida selezione dei materiali – per la tavola armonica, il cuore dello strumento, può essere utilizzato solo legname di elevata elasticità e tenacia, basso peso specifico e assoluta regolarità e linearità delle venature – e della lavorazione artigianale, che dalla formatura del fasciame al prodotto finito richiede circa due anni. «L’azione è incredibilmente rispondente a ogni variazione nel tocco, tutto quello che immagino nella mia testa posso riprodurlo con le dita», spiega una vera fan del brand, Angela Hewitt, rinomata interprete di Bach, «altri pianoforti possono essere molto belli, ma risultano meno interessanti, perché il suono non può essere modificato con la stessa estensione». La vendita avviene solo su ordinazione – per la consegna ci vogliono non meno di otto mesi – e dal 2009 a Milano è aperto uno showroom nei pressi del Conservatorio, non lontano dal Teatro alla Scala.

NUOVI, MA ANTICHISolo all’apparenza il pianoforte vive immutato da secoli. La meccanica e i processi produttivi, invece, si sono in realtà profondamente modernizzati: a partire dalla costruzione dei tasti che non sono più realizzati in avorio, ma in una miscela ceramico-plastica. Nel solco di un’assoluta classicità, dunque, c’è spazio per l’innovazione. Una strada che Fazioli ha intrapreso con impegno e determinazione, dando spazio all’inventiva estetica e addirittura al design: come nel caso del modello “M. Liminal”, progettato dallo studio Nyt Line con forme asimmetriche ispirate al mare. Una collaborazione di successo che ha portato al bis con “Aria”, pianoforte dalle forme alate presentato nel 2016 al Musikmesse di Francoforte.Non c’è limite alle personalizzazioni cromatiche ed estetiche: il “Marco Polo”, commissionato dalla Cina, è un pianoforte laccato rosso che nasconde un quadro del Canaletto sul fondo del coperchio. Non appena viene aperto, ancor prima di iniziare a suonare, lo strumento celebra naturalmente i legami tra il Paese asiatico e Venezia. Il modello chiamato “Silver” è figlio della collaborazione con Norman Foster: il celebre architetto ha ideato l’insolito abbinamento tra uno strumento totalmente laccato in nero lucido e l’argento del telaio di ghisa e dei componenti metallici cromati. Sembra quasi uscito da una favola, infine, il “Foglia oro”: il legno è coperto appunto da un prezioso strato a 24 carati, protetto a sua volta da poliestere trasparente che trasmette la luminosità dei toni cangianti del metallo.Le innovazioni non si limitano alle forme o ai disegni, bensì arrivano fino al cuore stesso dell’arte musicale. L’azienda ha brevettato un quarto pedale – lo si trova nel modello a gran coda “F308” – che dà la possibilità di ridurre ulteriormente il volume del suono senza modificarne il timbro. E non finisce qui: mentre la lavorazione del legno e l’uso di colle e vernici hanno già subito profondi ammodernamenti negli ultimi decenni, la rivoluzione del prossimo futuro potrebbe essere quella dell’affermazione dell’uso della fibra di carbonio nella meccanica e nelle tavole armoniche.

CONQUISTARE IL MERCATOVirtuale, ma assolutamente affascinante, è anche un’altra operazione frutto del lavoro di ricerca acustica: attraverso l’utilizzo di software realizzati appositamente, l’azienda è in grado di riprodurre le performance di pianisti recentemente scomparsi, come Glenn Gould, come se questi le avessero realizzate sulla tastiera di un Fazioli. L’obiettivo di questo lavoro è far comprendere la potenziale qualità di un’esibizione con uno strumento realizzato a Sacile. Ed è anche un’operazione di marketing vincente per spingere anche i grandi performer ancora scettici ad avvicinarsi ai modelli friulani. Il fondatore Paolo, infatti, si è sempre prefissato di convincere i maestri attraverso la qualità e non con profumati contratti. Perché, insieme ai nuovi ricchi dell’Asia che vogliono mettersi in casa un costoso pezzo di made in Italy, è vitale per un brand di questo settore accreditarsi presso i pianisti più celebri per continuare a crescere.Missione compiuta, almeno per ora. Per raccontare che cosa sia in fondo l’esperienza di suonare uno di questi modelli, la scelta migliore è far parlare proprio chi con un pianoforte sa creare meraviglie: «I vostri strumenti sanno, con il suono di una nota, annunciare la celebrazione della libertà e creatività dello spirito umano», ha scritto il celebre Herbie Hancock in un messaggio al fondatore Paolo poco dopo aver ricevuto il suo Fazioli. «Continuate a fare quello che fate, gli artisti e gli ascoltati rimarranno ancora soddisfatti».

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