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Arte

Academy Museum: la nuova casa del cinema di Los Angeles

Il 30 settembre aprirà il maestoso museo dedicato alla settima arte. Un progetto da 400 milioni di dollari e nove anni di lavori, cui ha contribuito anche l’architetto Renzo Piano

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In sviluppo da nove anni, dislocato su una superficie complessiva di 28 mila metri quadrati e costato oltre 400 milioni di dollari, l’Academy Museum of Motion Pictures aprirà ufficialmente i battenti il 30 settembre 2021 a Los Angeles. Così anche Hollywood avrà finalmente una casa in cui accogliere visitatori da tutto il mondo per scoprire e contemplare quel materiale di culto che in oltre un secolo di storia ha reso grande la settima arte. Un progetto colossale, in origine concepito da due dei 36 membri fondatori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences: Douglas Fairbanks e Mary Pickford. Già nel 1927, infatti, i due celebri attori e coniugi immaginavano un museo per le generazioni future (come location avevano inizialmente individuato la tenuta di 18 acri Pickfair, a Beverly Hills) che conservasse i “segni” lasciati nel tempo dalla settima arte. Per Fairbanks e Pickford era innanzitutto una questione culturale ed educativa (oltre che una passione), come confermato dal loro impegno per istituire il primo corso di storia del cinema alla University of Southern California, nella speranza che la settima arte potesse essere elevata allo status delle belle arti.

Oggi, quasi cento anni dopo, questo sogno sta diventando realtà. Nel 2012 sono iniziati i lavori di costruzione del Museo, collocato all’interno dello storico May Company Building del 1939 (edificio completamente ristrutturato e ribattezzato Saban Building) e unito da due ponti di vetro a un’avveniristica sfera panoramica, realizzata dal celebre architetto italiano Renzo Piano, che si affaccia sulle iconiche colline di Hollywood. All’interno troviamo sale cinematografiche allo stato dell’arte, esposizioni permanenti e temporanee, così come spazi gratuiti e aperti al pubblico. E se la denominazione “Academy Museum” potrebbe indurre a pensare che si tratti di un museo incentrato sugli Oscar, non è così. O meglio, non solo.

È lo stesso founding director Kerry Brougher a mettere a fuoco la filosofia alla base di quest’opera: «Non è un museo sugli Oscar, ma sulla cinematografia mondiale. Poi certo, ci sarà anche una sezione dedicata agli Academy Awards, ma sarà separata dalla storia del cinema. È tempo di tramandare l’eredità della settima arte alle generazioni future, perché stiamo perdendo una memoria storica importantissima. Poi chissà, magari questo museo sarà d’ispirazione per i filmmaker di domani». E come tutte le grandi opere, anche questa è stata frutto di un imponente movimento di privati, fondazioni, società ed enti governativi, che hanno preso così a cuore questo progetto da donare gratuitamente tempo, soldi e risorse per rendere grande il museo. Una comunione di intenti che a fine 2020 ha visto superare l’obiettivo iniziale della campagna di raccolta fondi avviata nel 2012 – coordinata da personalità affermate nel mondo del cinema come Bob Iger, Annette Bening e Tom Hanks – pari a 388 milioni di dollari. Ma sono state altrettanto essenziali le generose donazioni di oggetti e di filmati provenienti da collezioni internazionali che troveranno per sempre la loro dimora nell’Academy Museum.

UN’ESPERIENZA IMMERSIVA

Ma com’è strutturato il percorso dell’Academy Museum? La visita ha inizio al piano terra presso la Spielberg Family Gallery, all’interno della Grand Lobby del Saban Building. Si tratta di una sezione introduttiva, completamente gratuita, che offre una rapida immersione nella storia del cinema, dai fratelli Lumière ai giorni nostri. Ma per entrare nel cuore del museo bisogna raggiungere lo spazio espositivo “Stories of Cinema”, tra il secondo e il terzo piano dell’edificio presso Wanda e Rolex Galleries. Un lungo percorso dove è possibile esplorare l’evoluzione della settima arte attraverso aree realizzate in collaborazione con premi Oscar come Spike Lee, Pedro Almodóvar, la compositrice Hildur Guonadottir e il sound designer Ben Burtt. In questo modo i visitatori sono aiutati ad approfondire lavori, passioni e influenze di questi grandi artisti. Un’intera galleria è dedicata esclusivamente a Il mago di Oz per esplorare le molteplici fasi di lavorazione del film come sceneggiatura, casting, make-up design, costume design, production design, sound design, effetti speciali, recitazione, regia, produzione e molto altro.

Non mancano poi importanti approfondimenti nel campo di effetti visivi, animazione (digitale e non) e stop-motion, sempre accompagnati da immagini in movimento, suoni, poster, oggetti di scena, bozzetti, fotografie, pupazzi e molto altro. Al terzo piano, oltre a un’esposizione degli Academy Awards, è presente “Oscar Experience”: un ambiente immersivo che ricrea lo storico palcoscenico del Dolby Theatre di Hollywood, dove le più grandi figure del cinema ricevono i premi Oscar. Allo stesso piano è collocata “The Path to Cinema: Highlights from the Richard Balzer Collection”, una mostra che indaga sulle fondamenta del cinema con un assortimento di oggetti precursori delle moderne tecnologie di proiezione, come lanterne magiche, zootropi, camere oscure e il primo proiettore cinématographe Lumière.

Salendo di un piano troviamo la “Marilyn and Jeffrey Katzenberg Gallery”, che ospita imponenti esposizioni temporanee. A esordire in questa sezione sarà una retrospettiva sul celebre animatore giapponese Hayao Miyazaki, fondatore dello Studio Ghibli (che ha collaborato attivamente all’allestimento), eccellenza giapponese nel campo dell’animazione. All’interno sarà possibile visionare materiale di produzione originale come bozzetti, character designe, storyboard, layout, sfondi, clip e ambienti immersivi. L’Academy Museum ha già annunciato che nel 2022 sarà il turno di una nuova mostra temporanea intitolata “Regeneration: Black Cinema 1898–1971”, sugli artisti e la cultura visiva del cinema nero in America e le sue molteplici espressioni, dai suoi primi passi al movimento per i diritti civili e appena oltre.

Infine, in un museo come questo non poteva mancare una vera e propria esperienza cinematografica. Per questo, all’interno sono presenti due sale con tecnologie allo stato dell’arte che consentono di proiettare film in ogni formato mai realizzato: il David Geffen Theater (1.000 posti) e il Ted Mann Theater (288 posti). Al loro interno, nel corso dell’anno si svolgeranno proiezioni, retrospettive e panel secondo un programma ben definito di carattere formativo. Un edificio “da Oscar” Sono due gli elementi distintivi, ad alto valore simbolico, che contraddistinguono l’edificio dell’Academy Museum. Il primo è l’enorme cilindro dorato sulla facciata, sovrastante l’ingresso principale, che richiama alla mente la celebre statuetta degli Oscar. Il secondo è la struttura a sfera, sostenuta da imponenti colonne e connessa al museo tramite due ponti di vetro, progettata dall’architetto italiano Renzo Piano. Una struttura che, oltre a racchiudere all’interno il David Geffen Theater, presenta sulla sua sommità un’ampia terrazza panoramica con vista sulle iconiche colline di Hollywood e ricoperta da un tetto di vetro trasparente che consente una visione a 360 gradi. Una costruzione già destinata a diventare il simbolo dell’Academy Museum, una sorta di ponte ispiratore tra passato, presente e futuro. Per Renzo Piano, infatti, questa sfera avrebbe un significato metaforico ben specifico: «Si solleva da terra verso quel perpetuo viaggio immaginario attraverso lo spazio e il tempo che è il cinema».

Credits Images:

Così apparirà l’avveniristica sfera panoramica affacciata sulle colline di Hollywood e progettata da Renzo Piano