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Gusto

Barolo: le migliori etichette

Da Cavour al successo internazionale, quella del re delle tavole italiane è la storia di un vino nobile, che ha saputo conquistare i palati più raffinati

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Un solo vino al comando. Il nome che si ripete nelle sale d’asta e nelle carte dei vini di tutta Italia e del mondo per la parte dedicata al nostro Paese è sempre e solo uno, ovvero il vino dei Savoia, il Barolo. Esclusivamente da uve Nebbiolo, è stato ideato nella forma attuale e perfezionato addirittura da Camillo Benso Conte di Cavour sulla base dei consigli del famoso enologo francese Oudart, che ne traghettò il passaggio da vino dolce senza molte pretese a vino secco, tannico, serrato, importante e raffinato meritevole di grandi piatti e occasioni importanti. Oltreché da invecchiamento e da collezione, alla pari dei cugini d’Oltralpe Bordeaux e Borgogna.

Dopo quasi un secolo di fama sotterranea e con pochi clamori, che gli sono serviti per fare apprezzare il proprio valore a molti appassionati, con le annate dalla 1996 alla 2001 ha messo insieme un filotto di grandissime bottiglie, conquistando una grande riconoscibilità grazie all’epopea dei Barolo Boys, di recente immortalati in un film omonimo. Furono loro, infatti, ad applicare al Nebbiolo metodi di estrazione moderni e l’uso della barrique francese al posto delle vecchie botti di legno tradizionali.

Cominciamo il nostro viaggio nella provincia di Cuneo dalla zona dai nomi più longevi e sferzanti, ovvero Serralunga d’Alba, per incontrare Tenuta Cucco, nata negli anni ‘60 con il suo Vigna Cucco, all’interno del cru Cerrati. Qui si producono il Barolo Serralunga 2011 di grande colore e ricchezza, fresco deciso, lamponi e ribes con notevole spessore e lunghezza, e il Barolo Cerrati 2012, di grande eleganza, stile e personalità solare, ma anche la grande Riserva che prende il nome della vigna omonima. Sempre a Serralunga (e in parte a Monforte) è storica la presenza di Pio Cesare e il suo ormai famoso Barolo “non chiamatelo base”, che rivendica la dignità dell’assemblaggio: il suo 2012 nasce da varie vigne, anche di Comuni vicini (La Morra e Grinzane), ha il classico colore e stile, profumi di lavanda e rose, è ricco e sfaccettato di frutta, more, ribes, senape e incenso, con tannino ficcante e gustoso. Nella stessa area ci sono i vigneti di un giovane maestro, ovvero Davide Rosso, che ne esplora ogni sfumatura a partire dal cru Cerretta – che ha suoli più argillosi, ricchi di arenarie e delle tipiche Marne di Sant’Agata – per finire con La Serra, austero grazie al calcare e al tufo di Langa che danno vini intensi e rigorosi. La storica Fontanafredda presenta a sua volta una etichetta riutilizzata e classicheggiante per il suo cru dedicato alla Bela Rosin, amante di Vittorio Emanuele II: è La Rosa, la cui 2012 è piacevolezza e rose appunto, grazie a levità e gusto, armonia e portamento davvero da gran signora con la sua sottigliezza floreale. Quasi una sottozona a sé è quella della mitica Vigna Rionda, da cui nasce la Riserva Vigna Rionda 2011 di Massolino, ricco di note di castagna e ribes rosso, bocca fittissima e con una struttura impressionante.

Non lontano, a Castiglion Falletto, Ceretto con la sua conduzione biodinamica ha prodotto forse la migliore annata di sempre con il Bricco Rocche 2012, un vigneto “monopole” che accorpa le sommità di Villero e Rocche di Castiglione in appena 1,3 ettari capaci di regalare un nettare balsamico, con note di resina e lamponi in confettura, a testimoniare un’annata calda ma splendida. Nello stesso Comune è presente la grande famiglia Cavallotto, che con Alfio ci porta un Barolo 2012 Vigna San Giuseppe, cru aziendale dalla grande intensità e rigore.

A Barolo, proprio nel Comune omonimo, troviamo Borgogno, che da quando Andrea Farinetti è entrato in cantina, produce ogni anno non solo lo storico assemblaggio e il Riserva, ma anche dei premiatissimi cru come il Fossati 2011 con pepe, anice e menta, polpa di ribes e lamponi, e il Cannubi 2011, più elegante, stiloso e raffinato. Sempre in casa Damilano troviamo il Liste, più carnoso e fruttato, con sapidità pronunciata.

Un’azienda storica con una riconoscibilità fatta di rimandi eleganti e stile è la Marchesi di Barolo, sotto la cui etichetta la famiglia Abbona presenta il cru Sarmassa 2012, da un suolo elveziano: un’area emersa sette milioni di anni fa e oggi composta da sabbie dilavate, più calcaree di altre. Che si traduce in più sale e spezia, roccia, pesca, rosa e al gusto un tannino fine e delicato, tanta bevibilità e gusto. Qui ha il proprio retaggio anche la famiglia Vajra con una cantina da poco rinnovata, dove nascono le piccole grandi meraviglie di casa come il Barolo Bricco Viole 2012, fatto di rosa e viola, lavanda, senape, lamponi e ribes, dal gusto pulito ed elegantissimo, o ancora il Ravera 2012 floreale: resine, frutta e miele di castagno, gran carattere e forza. Di recente vinificano anche qualche ettaro a Serralunga, da cui nasce il Luigi Baudana 2012. Il Ravera (Comune di Novello) è anche la specialità di Elvio Cogno, azienda di recente assurta a grande fama con la 2012 (dal tannino fiero e distinto), mentre nella 2013 si trasforma in dolcezza, fragole, lamponi e un tocco di liquirizia.

Chiusura d’obbligo a Monforte d’Alba, con uno dei grandi Barolo Boys, Domenico Clerico, che dal vigneto Ginestra produce il famoso ed epico Ciabot Mentin dalle inconfondibili note balsamiche di eucalipto e incenso, poi visciole e frutta di bosco. Nelle vicinanze, la cantina Prunotto presenta un succosissimo Nebbiolo in versione 2015, ma l’eccellenza la si raggiunge con il classico Bussia 2011, oltreché nel Vigna Colonnello Riserva, che alla sua terza annata mostra già la stoffa del fuoriclasse. A pochi passi di distanza da scoprire c’è Perno, uno dei tanti cru vinificati da Sordo, che se l’annata lo permette mette in vendita sei cru e sei riserve, con le sue note di lamponi e fragole, dolcezza e croccantezza insieme. In zona troviamo anche Parusso, di cui abbiamo assaggiato un cremoso ed elegante Barolo 2012 Mariondino e un intenso e profondissimo Bussia, che nasce dalle sottozone Rocche, Munia e Fiurin, cru che godono di piccole differenze nel sottosuolo e nei microclimi, grazie alle esposizioni al sole diverse e contribuiscono a rendere questo vino complesso e ricco di tante sfaccettature di gusto e sapore.

Credits Images:

Il celebre Cannubi di Damilano