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Lavoro

Il governo riuscirà a risolvere le crisi aziendali che si protraggono da oltre 7 anni?

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Oltre 100 tavoli di crisi aperti per il Ministero dello Sviluppo Economico, con quasi 200 mila lavoratori coinvolti, vertenze che si trascinano da oltre sette anni in alcuni casi, tra queste l’Ilva.

Nel caso dell’Ilva vi è una commistione tra danno ambientale, su cui è intervenuta anche la magistratura al fine di portare ad una sanificazione della zona, ed aspetto economico; se l’Ilva chiudesse la produzione, ci sarebbe la perdita di posti di lavoro per migliaia di lavoratori.

La multinazionale belga Beakert vuole chiudere in Italia per de-localizzare in Romania, ciò costerebbe in termini di forza produttiva, il licenziamento di oltre 300 persone, in mancanza dell’intervento dello Stato.

Embraco fautrice della globalizzazione ed oggi facente parte del gruppo Whirpool, vuole de-localizzare in Slovacchia: anche qui è a rischio il lavoro per centinaia di famiglie.

Ci sono anche vicende positive che si sono già concluse con Pernigotti, Corneliani e Mahle; nel caso di Pernigotti è stato sviluppato un piano industriale targato Mise, Corneliani ha ottenuto l’intervento dello Stato con soldi pubblici, Mahle ha salvato oltre 400 dipendenti dal licenziamento grazie ad un accordo con i sindacati, ma i debiti rimangono.

Alessandra Todde, sottosegretaria allo sviluppo economico, è convinta che per risolvere le crisi aziendali bisogna far ricorso ad un approccio sistemico e lo Stato deve essere partecipe dei piani industriali delle singole realtà aziendali soprattutto in termini strategici.

Todde ci rammenta che l’obiettivo è far tornare le aziende in piena attività e crescita, garantendo lo sviluppo e l’occupazione.

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