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Attualità

Il nuovo consumatore: digitale e socialmente responsabile

Per le imprese le parole d’ordine diventano agilità ed esperienza multicanale

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Dal post lockdown è nato un nuovo consumatore sempre più digitale, attento a salvaguardare l’economia del territorio e con una maggiore coscienza sociale. È la fotografia che emerge dal Retail Report 2020 di Adyen (piattaforma che gestisce i pagamenti di molte aziende internazionali). Guardando nello specifico ai dati, emerge che quasi la metà (il 46%) degli italiani che preferiva pagare in contanti, adesso sceglie pagamenti con carta o contactless. Non solo, ben il 37% dichiara che acquisterà sempre di più online, con la maggioranza (73%) che si aspetta dalle aziende un’offerta di opzioni d’acquisto fluida fra online e offline,come durante la prima ondata di pandemia. Ecco perché per le imprese le parole d’ordine diventano agilià ed esperienza multicanale.

L’esplosione del digitale

Del resto il digitale ha fatto un salto in avanti di tre anni in meno di tre mesi. Un fenomeno di portata globale che ha trovato anche in Italia una delle sue espressioni più significative. Se, infatti, in Paesi come Francia o Germania la percentuale delle persone che dall’inizio della crisi sanitaria ha effettuato più acquisti online si ferma circa al 25%, in Italia la crescita dello shopping digitale ha riguardato ben il 37% dei consumatori, coinvolgendo in molti casi persone che non lo avevano mai utilizzato prima. Anche per questo la semplicità d’acquisto viene considerata, da ben 2 utenti su 3, un fattore importante tanto quanto la qualità del prodotto al momento di fare acquisti in rete.

Piace il Phygital

I dati relativi agli acquisti online, uniti a un’inedita propensione all’utilizzo di modalità di pagamento con carta o digital wallet, completano il ritratto di un consumatore che nel volgere di pochi mesi è diventato più propenso ad affidarsi al digitale per effettuare i propri acquisti in modo più comodo e sicuro. Non deve stupire, quindi, se ben un italiano su due promette maggiore fedeltà ai retailer che offrono soluzioni di acquisto fluide fra online e in store – il cosiddetto phygital – come il click and collect, lo scaffale virtuale o i chioschi self-service.Secondo i dati di Adyen, ben il 50% dei retailer che ha adottato un approccio multicanale alle vendite ha rilevato transazioni costanti anche dopo lo scoppio della crisi sanitaria, grazie a uno spostamento degli acquisti fra negozio fisico e online. Inoltre, un ulteriore dato significativo è offerto dall’analisi della spesa media, con gli acquirenti abituati a comprare in-store che hanno speso in media il 40% in più quando sono passati all’online. Ovvero, più sono i canali utilizzati dagli acquirenti maggiore è il loro valore per l’azienda.

Coscienza sociale e del territorio al centro

L’incertezza della situazione, inoltre, sembra spingere sempre di più il consumatore verso quanto gli è più familiare. Lo studio di Adyen mostra, infatti, che nel periodo del lockdown le persone hanno preferito affidarsi alle realtà locali, scegliendo di fare acquisti presso negozi e aziende di loro conoscenza: il 36% degli italiani ha continuato ad acquistare presso gli stessi retailer che sceglieva prima della pandemia e il 51% ha acquistato in negozi più vicini a casa. Tutte scelte dettate anche da una rinnovata attenzione verso l’economia del territorio, come conferma il dato secondo il quale il 66% degli italiani dichiara di fare più acquisti con i retailer locali perché vuole che restino aperti. Un’ultima nota riguarda la crescente importanza del consumo etico: a partire dal post lockdown, l’etica di un retailer è considerata più che mai importante dal 66% degli italiani. Di più, i dati mostrano che molti consumatori sono portati a essere più fedeli verso le aziende che sostengono il commercio equo: il 71% degli intervistati in Italia preferisce acquistare presso esercenti responsabili che hanno dimostrato una coscienza sociale o che hanno intrapreso iniziative di beneficenza durante la pandemia, affermazione che mette d’accordo ogni fascia d’età.

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Photo by Brooke Lark on Unsplash