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Poche storie Avatar è un capolavoro

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Lo dico subito alla faccia dei critici e di qualche mio collega miope: Avatar è un grandissimo film. Anzi, un capolavoro assoluto. Grande azione miscelata magistralmente a grandi emozioni. Ricordo un film simile una decina di anni fa, si chiamava Titanic e lo vidi in sala tre volte. Guarda caso stesso regista, quel geniaccio che risponde al nome di James Cameron. A mio avviso Stanley Kubrick avrebbe amato la sua ultima pellicola. Anzi, avrebbe pure rosicato un po’ perché non l’aveva girata lui. Steven Spielberg stesso ha dichiarato, all’uscita della proiezione di Avatar, che era dai tempi di Star Wars che non usciva così sconvolto e affascinato da una proiezione. A mio parere però Avatar ha una marcia in più rispetto a Star Wars e Titanic. Avrà un suo posto d’onore nella storia del cinema per il suo successo che ha avuto ma soprattutto per il 3D, anche se non è certo il primo film in stereoscopia. La storia del 3D infatti parte da lontanissimo, addirittura negli anni ‘20 con i primi tentativi, ed ha attraversato tutti i generi dal porno all’azione, dal cartoon all’horror. Chi non ricorda il pittoresco Squalo 3? O ancora il meraviglioso Captain Eo che m’incantò nei parchi Disney una ventina d’anni fa? Quest’ultimo era realizzato da un terzetto niente male tra l’altro: Michael Jackson, Francis Ford Coppola e George Lucas. Ma il blockbuster di Cameron è diverso da tutti gli altri. È il primo film in assoluto che non utilizza il 3D come “giocattolo” per regalarci effetti a sorpresa, lanciare oggetti contro lo spettatore o cose del genere. Nelle due ore e passa di film l’effetto tridimensionale “fuori dallo schermo” è utilizzato una manciata di volte. Perché questo? Cameron avrebbe potuto scatenare l’inferno sullo schermo, spaventarci, far uscire uomini e donne blu da ovunque, armi e uccelli primitivi. Ma non l’ha fatto. Non è un caso. Il buon James ha voluto dirci: «Hey ragazzi, questo è il nuovo standard del cinema! Fate bene attenzione, non un’attrazione per parchi giochi… ma cinema a tutti gli effetti». Da oggi non ci sarà più bisogno di “giustificare” il 3D ma la stereoscopia diventerà semplicemente un’abitudine. Ai tempi dei primi film col sonoro, avranno pensato: «mettiamoci delle musiche e delle canzoni». E infatti il primo film sonoro era un musical. Oppure per i primi film a colori avranno pensato: «mettiamoci un sacco di vestiti colorati». O ancora per i primi film con computer grafica: «mettiamoci un po’ di dinosauri!». Cameron ha pensato invece di giocare in sottrazione, di mostrarci meravigliose immagini tridimensionali, senza mai “gigioneggiare”, cosa che permette allo spettatore di non uscire mai dal film e di restare agganciato all’emozione, godendosi però tutta la meraviglie dei paesaggi in tre dimensioni. Non è un caso che gli spettatori siano tornati più volte a rivedere il film in sala. È un film talmente “oltre” gli altri film in circolazione che ha diversi livelli di lettura e immagini così meravigliose che non stancheranno mai. Con questo film Cameron si è conquistato un posto al tavolo dei grandi registi, nel G8 del cinema mondiale. Chi sono gli altri magnifici sette? Vi dico i miei, in ordine sparso: Alfred Hitchcock, Steven Spielberg, Stanley Kubrick, Charles Chaplin, Billy Wilder, Federico Fellini e Orson Welles. Il grande innovatore (e da me venerato) George Lucas l’ho lasciato fuori perché gli riconosco più talento come produttore e sceneggiatore che come regista. Da oggi il buon James può guardare tutti alla pari e mettersi al lavoro per stupirci ancora tra una decina d’anni con chissà quale altra diavoleria. E noi cinematografari normali che faremo in tutto questo tempo? A parte morire di ammirazione mista ad invidia intendo. Semplice: faremo film in 3D. All’inizio non tutti potranno permetterselo (in effetti costa un bel po’ di più per ora), ma alla lunga sarà il nuovo standard, tutti si adegueranno e i costi scenderanno. Certo qualcuno continuerà di sicuro a fare film in 2D, così come c’è ancora qualcuno che, per scelta artistica, gira in bianco e nero. Ma la rivoluzione sarà inarrestabile. Il successo commerciale del film ambientato su Pandora (costato 237 milioni di dollari, ha incassato oltre 2 miliardi, diventando il film che ha guadagnato di più nella storia del cinema) sarà il viatico migliore per la rivoluzione tecnologica: i produttori faranno a gara per svilup-pare progetti in 3D, le sale cinematografiche adegueranno le loro tecnologie e i registi scateneranno la loro fantasia per offrirci scenari stereoscopici inaspettati. Sarà una corsa all’oro, poi tutto si assesterà e la tridimensionalità sarà la norma nelle sale cinematografiche. Tutto questo farà un gran bene al cinema. Noi che viviamo di intrattenimento dobbiamo dire davvero grazie a questo film che ha invertito la tendenza dello spettatore a fuggire dalle sale per spaparanzarsi davanti a grandi fratelli vari e isole piene di finti famosi. Eh sì, perché il 3D è davvero meglio visto al cinema che sul plasma di casa. Un toccasana per l’ormai cronica crisi del settore. Sarà tutto così facile? Insomma… Ci saranno diverse scosse di assestamento. Innanzitutto noi registi dovremmo abituarci al nuovo mezzo. La prima cosa che dovrà cambiare, è evidente vedendo le immagini di Cameron, è la forma. Ci sono alcuni tipi di inquadrature che non hanno senso in 3D, come quelle a mano particolarmente mosse ed è evidente inoltre che film “fantasy” o comunque realizzati in mondi ricreati digitalmente avranno sempre qualcosa in più da offrire. Ma non ho dubbi che presto vedremo anche commedie in 3D o film intimisti di qualche autore illuminato. Qualcuno storcerà il naso, rifiuterà di adeguarsi ma stupidamente. I contenuti non cambieranno, al cinema sono da sempre le storie e i personaggi a vincere. Avatar ha stravinto al botteghino non soltanto per la sua tecnologia ma anche (e direi soprattutto) perché racconta una grande storia d’amore. È pieno di emozioni e di grandi trovate di sceneggiatura. È un film pieno di effetti e personaggi artificiali che emozionano come se fossero reali. Se fossi un attore starei in campana. I personaggi digitali arrivano puntuali, non rompono le scatole e, soprattutto, non chiedono un Euro. Se foste un produttore quali preferiste nel vostro film? Pensate alla dolcissima coppia di vecchietti dell’inizio di Up… ma quanto vi hanno fatto piangere? Se ci fosse un Oscar per il miglior cartoon protagonista lo vincerebbe sicuro Carl Fredricksen (il vecchietto). Così come la guerriera Na’vi, Neytiri, vincerebbe come miglior miglior attrice protagonista (il suo alter ego umano, che nel film non si vede mai, è la bella e sensuale Zoë Saldaña). Tutte creature digitali che riescono ad aprire una crepa nei nostri cuori aridi di uomini del terzo millennio come attori navigati. Di Avatar parleremo a lungo. Sarà analizzato e sviscerato, i fan conosceranno a memoria le scene e le battute, i critici daranno palle e stelline, i Dvd e i Blu ray invaderanno le nostre case, forse arriverà un seguito. Molti tenteranno di imitarlo e chissà per quanto tempo non ci riusciranno. Alla faccia dei film normali, il cui successo si consuma in due o tre fine settimana, la guerra di Pandora è rimasta in sala per tantissimo tempo. Anzi lancio una previsione, succederà come per il Rocky Horror picture show: ci sarà almeno una sala per nazione che lo proietterà di continuo per chi vuole riprovare l’esperienza. Io ho già dato il mio contributo vedendolo quattro volte. E non ho ancora finito.

AVATAR IN NUMERI

237 milioni di dollari il costo del film 2,5 miliardi di dollari l’incasso al botteghino3 premi oscar nel 2010

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Fausto Brizzi, classe 1968, è regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Nel suo curriculum ci sono una quarantina di sceneggiature portate sul grande schermo, tra le quali diversi cinepanettoni. Ha curato la regia di quattro film,tra cui il campione di incassi Notte prima degli esami