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Lavoro

La prima qualità di un buon capo? La coerenza

Lo stile di leadership dei vertici di un’organizzazione è decisivo per il suo successo. E le ultime ricerche parlano chiaro: un buon capo deve ispirare fiducia, dando il buon esempio ai propri collaboratori. Ecco come fare

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Uno degli elementi di maggior successo di una buona governance è lo stile di leadership dei vertici di un’organizzazione. Un capo carismatico e seguito, finanche amato, è in grado di motivare e trascinare tutti coloro operano nel suo raggio d’influenza, con enormi benefici in termini di performance e risultati. Per riuscirci deve innanzitutto ispirare fiducia, e per farlo la parola d’ordine è “coerenza”.

Un capo coerente è prevedibile, non vi sono incertezze su come vorrebbe che le cose venissero gestite in una certa situazione; un capo coerente non vi lascerà spiazzati cambiando idea o applicando pesi e misure diversi a seconda delle persone con cui ha a che fare; un capo coerente spiega in modo chiaro ed inequivocabile i principi che governano le sue azioni e cosa si aspetta dagli altri; un capo coerente dice sempre quello che pensa e agisce di conseguenza, e se cambia idea, come spesso le necessità richiedono, è in grado di spiegarlo coerentemente.

Più facile a dirsi che a farsi, ma il gioco vale la candela, e sforzarsi di diventare un “capo coerente” può portare grandi risultati. Si dice sempre, e a ragione, che gli individui – in particolare gli elementi migliori di un’organizzazione – non lasciano il proprio lavoro per problemi con “l’azienda” in generale, ma la maggior parte delle volte lo fanno perché hanno un problema personale col proprio capo. Il “problema”, indovinate un po’, è quasi sempre legato alla “coerenza” di quest’ultimo, come segnalano le ricerche più recenti. Una ha addirittura dimostrato che gli impiegati preferiscono un supervisore che si comporti in maniera discutibile ma costante ad un capo imprevedibile che oscilli tra correttezza e ingiustizia. Risulta inoltre che il capo imprevedibile generi nei suoi sottoposti livelli di stress fisiologico molto superiori a quelli patiti da impiegati trattati male ma con costanza. L’esaurimento incombe in coloro che camminano costantemente sulle uova, obbligati ad indovinare come il capo potrebbe agire o reagire in tale o talaltra situazione.

Il decalogo del capo coerente

Ma cosa vuol dire, a livello pratico, essere un capo coerente? Anna Zanardi, da anni consulente di amministratori delegati e consiglieri di cda, ha messo a punto un semplice decalogo.

  1. Le persone vengono in ufficio con la voglia di fare un buon lavoro; il lavoro del capo è di garantire loro tutte le condizioni perché possano farlo.

  2. Lodare in pubblico, correggere in privato.

  3. Siccome il lavoro del capo è di fare in modo che il proprio team porti a casa un buon risultato, se un membro del team fallisce è perché il capo non lo ha messo nelle condizioni di avere successo.

  4. Occorre avere disciplina nel seguire le proprie regole, per quanto lasche o al contrario puntigliose.

  5. Sempre diffidare dal “lo abbiamo sempre fatto così”. Ci sono sempre modi migliori di fare le cose, e tutti possono avere idee e suggerimenti validi.

  6. Lasciare a coloro che dovranno convivere con una nuova procedura, la possibilità di contribuire a crearla o a modificarla.

  7. Lasciare che le persone identifichino e risolvano i problemi ai livelli più bassi.

  8. Lasciare che le persone abbiamo la possibilità di ampliare il proprio orizzonte di lavoro.

  9. Condividere le informazioni il più possibile.

  10. Creare opportunità motivazionali; divertirsi; sostenere un sana competitività, gli atteggiamenti e i comportamenti corretti così come uno spirito positivo.

Dal dire al fare

Come fare, quindi per migliorare la propria coerenza come capo? Occorre investirci un po’ di tempo e di sforzi, a cominciare dalla comunicazione. Se le riunioni di team sono utili a livello generale per spiegare il proprio punto di vista e la strategia da seguire, non è tempo perso quello trascorso faccia a faccia con le singole persone. Da un lato offre al capo la possibilità di esplicitare più in profondità i propri principi e la propria visione delle cose, dall’altro permette di raccogliere informazioni di prima mano dalle trincee in prima linea, e capire come fare poi a facilitare il lavoro del proprio team. Infine accresce la motivazione e l’autostima dei singoli individui, facendoli sentire considerati.

In secondo luogo si deve assolutamente essere convinti di quello che si dice, oltre a dire sempre quello che si pensa. Se riconosciuta, questa caratteristica di un capo è la motivazione più forte per i membri del team per “passare all’azione” senza esitazioni, senza dover pensare a dietrologie o possibili cambi di marcia, concentrandosi anima e corpo sul da farsi. La ricetta migliore per il successo di qualsiasi operazione.

Infine mantenere saldamente la barra sulla rotta prefissata, senza lasciarsi distrarre da occasionali sirene incontrate lungo il percorso farà sentire al team la solidità della propria motivazione, senza svalutare i loro sforzi fino a quel momento. Se dovessero intervenire fattori che rendessero necessario un cambio di rotta, una comunicazione tempestiva ed esaustiva nello spiegarne le cause salvaguarderà la motivazione generale e la fiducia nel capitano.

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