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I 7 trend della comunicazione

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La pandemia ha impattato sulle vite di tutti noi. Non c’è settore che non sia rimasto coinvolto: dalla cura della persona all’impostazione di lavoro, dall’entertainment ai consumi alimentari. Non poteva certo rimanere esclusa un’attività ad alta sensibilità come la comunicazione. A tal proposito UNA, l’Unione Aziende della Comunicazione, ha redatto uno studio in cui evidenzia quali saranno i trend principali per i professionisti di questo settore, e che i loro clienti – le imprese – dovranno tenere d’occhio.

1- OPERAZIONE TRASPARENZA

Come detto, la pandemia ha cambiato la nostra quotidianità in modo pervasivo. Così tanto che, alcune abitudini e servizi che hanno caratterizzato l’era pandemica potrebbero rimanere parte delle nostre vite. Secondo una ricerca condotta da Accenture, e citata nello studio di UNA, il 50% degli intervistati sta ripensando alle loro priorità nella vita. Si va da una nuova concezione di casa, non più luogo dove si abita, ma dove si vive e spesso si lavora anche, a una maggiore sensibilità verso la sostenibilità dei prodotti, alimentari. Ma non solo. Si denota anche una maggiore attenzione alla propria salute fisica e mentale. Sono tutte tendenze che suggeriscono, da parte dei brand, una comunicazione improntata alla trasparenza e alla rapidità con la quale il consumatore può trovare le informazioni che gli interessano. È una tendenza che sposta l’asticella della responsabilizzazione verso l’alto come mai prima d’ora, e che una volta imboccata esige di essere perseguita fino in fondo.

2- VICINO È BELLO

La pandemia, in un certo senso, ha ribaltato la percezione delle distanze. Se prima chi era più lontano, era considerato un riferimento, con i lockdown e l’impossibilità di uscire ci si è progressivamente rivolti alle comunità locali, spesso creando legami di solidarietà e resilienza collettiva, che sono destinati a durare anche nel post pandemia, data l’alta componente umana. Il risultato è stato anche una volontà di contribuire al miglioramento del proprio microcosmo, sostenendo business locali. Una scelta che parte da una interazione spesso empatica. Questo ha una sua traduzione anche nell’e-commerce, dove si prediligono servizi di vendita diretta. Questo rappresenta un trend interessante per i negozi di quartiere e per chi ha puntato sul consumo consapevole. Più in difficoltà le piccole imprese, che se la devono vedere sia con le realtà locali, sia con i colossi che possono anche offrire la spedizione gratuita. Si può comunicare la prossimità proponendola come una qualità aggiuntiva e intrinseca di prodotti e servizi.

3- LE OPPORTUNITÀ DEL METAVERSO

Per la serie, la vita come il business è anche altrove. Mai come durante la pandemia abbiamo percepito il bisogno di sentire comunque vicine a noi persone che non potevamo vedere a causa delle misure per evitare la trasmissione del virus. Il ritorno alla normalità farà riprendere le relazioni de visu, ma ci sono piattaforme sulle quali ormai l’interazione è costante ed è destinata a rimanere tale anche in questo post Covid. Il metaverso ormai è un luogo di socializzazione, non più solo per le nuove generazioni. Sono spazi abitati, seppure virtualmente, con tutte le potenzialità che i brand hanno a livello di comunicazione.

4- È TEMPO DI OMNICANALITÀ

Da qualsiasi posto allo stesso modo… Curiosare per le vie del centro sarà anche bello, ma una parte degli acquisti è destinata a rimanere prettamente da remoto e in digitale. Questo però non può significare rinunciare a elementi preziosi e fondanti della shopping experience. Anzi, deve essere esattamente l’opposto. Ora più che mai, attraverso l’omnicanalità i brand dovranno arricchire i contenuti relativi alle proprie offerte, fornendo tempestivamente informazioni su qualità e disponibilità dei prodotti. Questo significa essere in grado di orchestrare un flusso di comunicazioni online e offline ad alto livello, perfettamente allineate in modo tale che il consumatore riceva lo stesso servizio non importa se arrivi da sito ufficiale, piattaforme social o marketplace.

5- SOSTENIBILITÀ? SÌ, GRAZIE!

Definire la sostenibilità un trend, in un certo senso, ormai è riduttivo. Perché una produzione e un consumo più consapevole iniziano a fare parte del Dna delle aziende e dei clienti. Quello su cui si deve lavorare è fare in modo che le aspettative di chi fruisce di un determinato prodotto non vengano disattese. E questo significa lavorare sulla comunicazione dell’impegno a favore dell’ambiente, magari anche fornendo dati concreti. E soprattutto proponendo anche un’ampia gamma di prodotti che rientrino in quelli definibili sostenibili, con tutte le informazioni del caso. Lo studio di UNA sottolinea che un terzo dei consumatori a livello globale non trova sufficienti opzioni per fare acquisti rispettando l’ambiente. Si tratta di un aspetto da tenere in gran conto, soprattutto sul lungo termine. I giovani sono sempre più coinvolti e ricettivi su tutto quello che riguarda la tutela del pianeta, tanto che il 46% ha ammesso di soffrire di eco-ansia.

6- OBIETTIVI CHIARI, AMICIZIA LUNGA

Il purpose è un aspetto che deve essere messo sempre più al centro della propria attività di comunicazione e filosofia del brand. Non basta più essere impegnati, bisogna dimostrare che per quel determinato obiettivo si sono fatti investimenti facilmente riconoscibili e misurabili. Una case story di successo è la Michelob Ultra Pure Gold, la prima birra biologica per il mass market americano, che ha fatto un investimento di tre anni per permettere agli agricoltori una transizione ecologica delle loro attività, aiutando con una formazione approfondita e il pagamento di un premio del 2,5% per le colture coltivate nel periodo di transizione, in modo così da essere il primo cliente post-transizione di un agricoltore. Il risultato è stato che le aziende agricole che hanno aderito all’iniziativa sono state ben 175. Gli Stati Uniti triplicheranno la superficie coltivata biologicamente entro il 2023. Dulcis in fundo, le vendite sono aumentate del 18% e, secondo le previsioni, continueranno a farlo anche in futuro.

7- IL VALORE DELLA PRIVACY

Tutto ha un prezzo nella vita, anche i nostri dati. I consumatori ne sono sempre più consapevoli e proprio per questo riflettono sempre di più su quanto “paghino” per mettere a disposizione i propri dati. Tradotto in termini pratici: bisogna lavorare sulla digital privacy, in grado non solo di svolgere un ruolo importante nella costruzione del brand trust, ma anche di rappresentare una grande opportunità a livello di comunicazione. In sintesi: i consumatori si fideranno di più di chi mostrerà di volerli tutelare maggiormente. Il report di UNA evidenzia anche quattro best practice da implementare e che riguardano la protezione dei nuovi business e dei nuovi prodotti, la raccolta selezionata dei dati, quindi solo quelli realmente necessari per l’erogazione del servizio, lasciare agli utenti la scelta su quali dati condividere e una particolare trasparenza su quali dati verranno utilizzati, condivisi e conservati.


Articolo pubblicato su Business People di maggio 2022

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