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Internazionalizzazione: anche nella comunicazione conta

Nuove sfide per i professionisti del settore che devono approcciare un pubblico locale diversificato, fronteggiare situazioni di crisi, dialogare con target di diverse generazioni e con nuovi esperti digital. Ma l’allineamento delle strategie di comunicazione a quelle di business globali è la missione più impegnativa da oggi al 2016

Nonostante l’influenza e lo status dei professionisti non sia aumentato e i budget e le risorse continuino a diminuire, la comunicazione è diventata sempre più importante per le organizzazioni europee nel lungo periodo. E si trova ora ad affrontare nuove sfide. A cominciare dalla necessità di comunicare a un pubblico locale diversificato, dover fronteggiare sempre più situazioni di crisi, dialogare con target di diverse generazioni e con i nuovi esperti digital, ma soprattutto dover comunicare a livello internazionale.É la sintesi di quanto emerge dalla settima European Communication Monitor (ECM), indagine annuale condotta su un panel di oltre 2.700 professionisti della comunicazione di 43 Paesi europei. Per sette professionisti su dieci, infatti, la comunicazione internazionale è parte dell’attività quotidiana e diventerà molto più importante nei prossimi tre anni, nonostante solo una minoranza di aziende in Europa abbia già predisposto strutture e programmi adeguati (in Italia lo dichiara il 44.6%, la media europea si attesa al 47.3%).Altra sfida del settore è l’integrazione dei social media – sempre più importanti per dialogare con alcuni target di età – nel media mix dell’organizzazione: anche su questo fronte, però, pochi professionisti ritengono che le loro organizzazioni abbiano strategie adeguate per dialogare con i nuovi esperti digitali.Buone notizie, invece, per quanto riguarda il comportamento di comunicazione “transgenerazionale” (tra gli under 30 anni e la fascia over 30): sembra che il divario digitale tra le generazioni stia diminuendo, nonostante i nativi digitali siano percepiti come più interattivi (lo segnala l’ 89% dei professionisti), più coinvolti nella comunicazione (76%) e chiedono maggiori feed-back (75%). In controtendenza rispetto allo scorso anno, la ricerca di EUPRERA (European Public Relations Educations and Reaserch Association) e EACD (European Association of Communication Directors) realizzata con il supporto di Ketchum (società globale di comunicazione), segnala che non cresce l’importanza percepita dei social media – come Twitter e Facebook – nonostante questi mantengano importanza: il 73% del panel concorda che le comunità online rappresentano una parte integrante del portfolio di comunicazione di un’azienda, il 55% crede nel valore di Twitter e il 39% nel weblog. Nei diversi Paesi europei, però, social network o community online, video online, mobile APP, microblog e photo-sharing vengono utilizzati in modo diverso: anche in un mondo globalizzato contano le preferenze delle persone locali.