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Italiani bocciati in economia e finanza. Il 30% non sa cosa sia un’azione

Il 21% non ha idea di cosa sia l’inflazione o la relazione tra rischio e rendimento e il 96% non sa definire i prodotti di investimento. E non è finita qui

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Italiani bocciati in economia e finanza. Sono ancora troppi, infatti, i nostri concittadini che hanno conoscenze molto scarse su questi temi. Insomma, sembra che le crisi bancarie di questi ultimi anni, che in Italia hanno travolto oltre 200mila risparmiatori, non abbiano insegnato nulla. Basti pensare che il 30% non sa spiegare in maniera chiara e corretta cos’è un’azione o un fondo comune, mentre il 21% non ha idea di cosa sia l’inflazione o la relazione tra rischio e rendimento. E, ancora, il 54% non è in grado di eseguire un calcolo percentuale e soltanto il 4% riesce a dare una definizione corretta dei principali prodotti d’investimento, di conto corrente o di bitcoin. Sono alcuni dei dati del rapporto della Consob su “Conoscenze finanziarie, attitudini e investimenti delle famiglie italiane”, secondo cui sebbene il 40% degli intervistati sia convinto di avere elevate capacità di gestire le proprie finanze, in realtà si affida totalmente a un consulente senza preoccuparsi di leggere i prospetti informativi dei titoli che acquista o di raccogliere qualche dato in più rispetto alle comunicazioni dei gestori.

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Di contro, gli italiani continuano a essere promossi a pieni voti nel risparmio: nonostante nel 2018 le attività finanziarie lorde delle famiglie abbiano registrato una contrazione del 3,1%, ben superiore a quella dello 0,5% registrata nell’area euro, nel complesso la loro ricchezza netta in rapporto al reddito disponibile rimane superiore al dato dell’Eurozona. Inoltre, torna a crescere per la prima volta dal 2014 il tasso di risparmio lordo domestico. Ma come pensano di investire il proprio gruzzoletto i nostri connazionali? La massima aspirazione è rappresentata sempre dagli acquisti immobiliari, ma comprano sempre più anche polizze assicurative e previdenziali. Si conferma la riluttanza al rischio: due terzi degli intervistati affermano di non essere neanche disposti a investire in prodotti che presentano un rischio molto limitato.