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Guerra in Ucraina, ma non solo: cambiano le rotte del commercio globale

L’analisi di Boston Consulting Group e del World Economic Forum 2023: per la prima volta in 25 anni, il commercio globale crescerà a un ritmo più lento del Pil

Dopo l’impatto della pandemia, il commercio globale ha dovuto fare i conti con le conseguenze del conflitto ucraino. Dopo 25 anni di crescita, infatti, il commercio globale si prepara a rallentare nel prossimo decennio in cui la crescita non supererà quella del prodotto interno lordo (Pil) globale, apprestandosi ad affrontare un cambiamento estremamente profondo. A rivelarlo è il secondo report congiunto del World Economic Forum e Boston Consulting Group (Bcg), intitolato Protectionism, Pandemic, War, and the Future of Trade.

Stando alle stime, il commercio mondiale crescerà a un tasso di appena il 2,3% annuo fino al 2031, minore rispetto al 2,5% previsto per la crescita economica globale. Dati in controtendenza rispetto a quanto registrato nel periodo 1995-2008, in cui a ogni punto percentuale di crescita del Pil globale corrispondeva l’1,5% di crescita del commercio globale, e del periodo 2009-2019, in cui entrambi crescevano allo stesso ritmo.

Se il conflitto in Ucraina impatta come leva primaria nel cambiamento dei modelli commerciali, ci sono altri fattori che concorrono a ridisegnare il commercio nel mondo, ad esempio: la minore dipendenza dei Paesi occidentali dal commercio con la Cina e l’ascesa di organizzazioni economiche come l’associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean). “Negli ultimi tre anni il commercio globale ha subìto rilevanti turbolenze e, dopo quasi 30 anni in un ambiente commerciale relativamente sicuro, ci troviamo ora davanti a una nuova dinamica Est-Ovest, con nuove polarizzazioni e alleanze, che rimettono in discussione i meccanismi di globalizzazione che abbiamo vissuto sino a pochi anni fa”, commenta Andrea De Blasi, Managing Director e Partner di Bcg.

Gli effetti della guerra Russia-Ucraina

Il conflitto in Ucraina, infatti, ha indotto l’Unione Europea e la Russia a modificare le proprie relazioni commerciali. Di conseguenza si stima che nei prossimi nove anni, l’UE aumenterà il commercio con gli Stati Uniti di 338 miliardi di dollari, in gran parte grazie all’aumento delle esportazioni energetiche statunitensi verso l’Europa, ed espanderà anche il commercio combinato con i Paesi Asean, ovvero l’Africa, il Medio Oriente e l’India. Nel frattempo, il commercio tra Stati Uniti e Cina diminuirà di 63 miliardi di dollari fino al 2031.

Anche i volumi degli scambi tra Europa e Cina stanno cambiando: si prevede che il commercio bidirezionale crescerà di soli 72 miliardi di dollari, un aumento modesto rispetto agli anni precedenti. Nel frattempo, il commercio russo con Cina e India crescerà di 110 miliardi di dollari, di cui 90 miliardi solo con la Cina.

Protectionism, Pandemic, War, and the Future of Trade

Allo stesso tempo, il Sud-Est asiatico beneficerà del nuovo assetto geografico del commercio, registrando mille miliardi di dollari di nuovi scambi fino al 2031, dovuti in gran parte al nuovo commercio con Cina, Giappone, Stati Uniti e Unione Europea. Anche il commercio dell’Asean con la Cina crescerà di 438 miliardi di dollari, il maggiore incremento nello stesso periodo di tempo. “Man mano che i settori e i Paesi si adegueranno alle mutate dinamiche geopolitiche ed economiche, si creeranno nuove opportunità per alcuni e sfide per altri“, ha dichiarato Marc Gilbert, Managing Director e Senior Partner di Bcg, coautore del rapporto ed esperto di geopolitica e commercio. “I cambiamenti che ci aspettiamo rallenteranno la globalizzazione economica e l’apertura commerciale che hanno caratterizzato i primi tre decenni del periodo post-Guerra Fredda, con il risultato di una mappa commerciale molto diversa da quella del 2021“.

Le nuove priorità del commercio globale

Le nuove priorità del commercio globale saranno la resilienza della catena di approvvigionamento e la diversificazione globale. Per rimanere al passo, le aziende dovranno sviluppare una strategia volta ad aumentare la propria resilienza che tenga conto, ad esempio, della creazione di scorte di prodotti e componenti essenziali e della pre-qualificazione di fornitori alternativi. L’ambiente commerciale che conosciamo, che ha permesso alle aziende di sviluppare ampie reti di fornitura a livello mondiale, ha lasciato il posto a un panorama più incerto che richiede un nuovo equilibrio tra obiettivi di efficienza, riduzione dei costi e maggiore consapevolezza dei rischi globali.

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