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Peer to peer lending: quando il prestito arriva dai privati

Di fronte alla stretta del credito da parte delle figure tradizionali, non solo i singoli ma anche le aziende si stanno rivolgendo con sempre maggiore interesse al peer to peer lending, l’ultima “trovata” della rete per mettere in contatto domanda e offerta

Altro che crowdfunding, il vero fenomeno sono i prestiti peer-to-peer, una realtà in espansione ma che ancora pochi conoscono. Per farsi un’idea basta guardare alla Gran Bretagna: mentre le sei principali piattaforme inglesi di crowdfunding hanno raccolto complessivamente 33 milioni di sterline nel primo quarto del 2016, i prestiti peer-to-peer hanno raggiunto nello stesso periodo 911 milioni. E nell’ultimo quarto del 2017, secondo AltFi data, l’erogato del Regno Unito ha sfiorato il miliardo e 400 milioni. Se consideriamo l’Europa, tra ottobre e dicembre sono stati “prestati” a individui e imprese 465 milioni di euro, quasi 3 miliardi e mezzo dall’avvio del mercato. E, seppure indietro rispetto al mondo UK, l’Italia non resta a guardare. Anzi, di recente sono approdati nel nostro Paese anche gli israeliani di Blender (vedi intervista).

Prestiti peer-to-peer: il 2018 l’anno della svolta?

E il 2018 potrebbe essere ricordato come l’anno della svolta per il marketplace dei prestiti grazie alla riforma della tassazione che è stata abbassata ed equiparata a quella degli altri strumenti di investimento come fondi comuni, obbligazioni e azioni. La verità è che l’Europa si sta interessando al marketplace lending come alternativa per il finanziamento delle pmi (e non solo), ed è sempre più importante il contributo di funding alle piattaforme da parte degli investitori istituzionali. Anche perché le imprese faticano a trovare soldi sui canali tradizionali. Secondo Unimpresa, infatti, i prestiti alle aziende sono crollati di 50 miliardi nel 2017. E questa è forse una delle cause del rallentamento della ripresa economica italiana. Ecco perché sempre più aziende si rivolgono al fintech. Ma quali garanzie ci sono? Quali interessi? Le domande cui dare risposta sono molte.

In cosa consistono i prestiti peer-to-peer

Detto semplicemente, i prestiti p2p si basano sull’incontro tra la domanda di finanziamenti, sia privati che di imprese, e l’offerta di risorse, anche in questo caso parte di singoli o di società, che investono con la prospettiva di ottenere un tasso di interesse superiore a quello offerto da altri prodotti finanziari sul mercato. Un ruolo fondamentale è ricoperto dai gestori delle piattaforme attraverso cui è possibile richiedere il prestito o investire i propri soldi e che stimano interessi dal 3% al 6%, con punte fino al 9%, a seconda del portafoglio e del rischio che si è disposti a correre. Si fa tutto online attraverso un ­processo digitale per cui i richiedenti possono prendere a prestito da individui che non hanno mai conosciuto, mentre i finanziatori possono diversificare il portafoglio investendo in molteplici richiedenti anonimi, basandosi esclusivamente sul loro profilo creditizio. Funziona? Secondo P2P Lending, la prima piattaforma digitale italiana dedicata a questo settore, nel quarto trimestre del 2017 i volumi sono saliti a 111,5 milioni complessivi: il segmento prestiti alle imprese ha erogato 9,8 milioni in tre mesi, mentre i prestiti alle persone si attestano a un nuovo record di 16,8 milioni. In totale, dunque, nel 2017 sono stati erogati in Italia più di 380 milioni di euro, con una crescita anno su anno del +314%. E molto probabilmente i volumi cresceranno ancora: se ­fino a ieri i proventi maturati dagli investitori subivano una tassazione Irpef da un minimo del 23% a un massimo del 43%, senza considerare addizionali regionali e comunali, dal 2018 la nuova legge di bilancio ha previsto una ritenuta fissa del 26%. Insomma, è vero che siamo agli inizi rispetto all’estero e che gli operatori sono appena una decina, ma la domanda c’è e cresce.

Finanziamenti alle aziende tramite il fenomeno p2p

E non solo tra i privati: anche le aziende possono finanziarsi ricorrendo alle piattaforme online. «L’Italia ha un vasto sistema economico composto da pmi in cerca di soluzioni di finanziamento alternative, perché stanno soffrendo una stretta del credito da parte dei canali tradizionali», spiega Sergio Zocchi, a.d. di Lendix Italia, piattaforma francese di finanziamento online per le imprese, «e oggi queste aziende possono rivolgersi al p2p, dove da noi avranno una risposta certa e vincolante in 48 ore. Un progetto accettato e pubblicato sulla piattaforma, per esempio, ha la certezza di ottenere il finanziamento, grazie alla nostra ampia rete di investitori privati e istituzionali». È così che Lendix ha finanziato 370 progetti, per un importo totale investito vicino ai 150 milioni di euro. «In Italia, dove abbiamo pubblicato il primo progetto a maggio 2017, abbiamo già seguito 24 progetti, per un importo complessivo di 10 milioni. Perché il sistema è rapido, semplice e flessibile e consente anche agli investitori privati di finanziare le pmi, con un tasso di interesse variabile a seconda dei singoli progetti». Siamo pronti per tutto questo? «L’Italia è mercato particolarmente interessante», conclude Zocchi, «perché ancora non maturo dal punto di vista del credito alternativo». Insomma, da noi è appena arrivato, ma il p2p lending dimostra già di avere tutte le potenzialità per diventare un strumento alternativo di accesso al credito.

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