Connettiti con noi

Business

Corruzione, siamo talmente abituati da non vederla più?

Transparecy international ci colloca al 60° posto su 176 Paesi. Nonostante le nuove leggi, c’è poca protezione per chi denuncia e poca trasparenza sulle attività di lobbying

architecture-alternativo

La corruzione resta uno dei problemi più gravi dell’Italia. Forse ci siamo talmente abituati da non vederla più, ma Transparecy International ce lo ricorda collocandoci al 60esimo posto su 176 Paesi con un voto insufficiente, 47/100. In tutta Europa, l’Italia è terzultima davanti solo a Grecia e Bulgaria. Chi boccia l’Italia? I giudizi di uomini d’affari e investitori internazionali, ecco perché non si può sorridere per il balzo di 12 posizioni dal 2012, perché il problema resta grave.

Corruzione, siamo talmente abituati da non vederla più?

«Troppo poco», è stato fatto secondo il Report agenda 2017 per un Paese dalla nostra economia. Sono arrivate nello scorso febbraio dopo lunghe discussioni le leggi sulla corruzione tra privati, sull’antiriciclaggio e sugli appalti. In cima alla classifica dei settori in cui legge e pratica funzionano meglio nell’arginare i fenomeni criminali in oggetto, troviamo il sistema antiriciclaggio (75 punti su 100) e gli obblighi di trasparenza a livello contabile (89/100), grazie soprattutto alla recente reintroduzione del reato di falso in bilancio.

La questione è che l’apparato normativo è sufficiente (62/100), ma è l’applicazione e la certezza della pena a meritare appena 45 punti su 100. In particolare, mancano le tutele per chi segnala casi di corruzione e l’assenza di una regolamentazione delle attività di lobbying, che raggiungono rispettivamente un punteggio di 25 su 100 e 29 su 100. «C’è l’assenza di una legislazione seria sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti», chiede presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. «Le leggi servonoma in questa fase serve innanzitutto la buona volontà, a prescindere dalle norme».