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Effetto Draghi? Alla fine ci hanno guadagnato pure i criticoni tedeschi

Il 26 luglio 2012 il governatore della Bce Mario Draghi annunciava la discesa in campo «a qualunque costo» per difendere l’euro: una mossa dal valore di 5 mila miliardi. E la Bundesbank ammette finalmente i benefici del Qe e dei tassi bassi

L’ “effetto Draghi” compie cinque anni. Era il 26 luglio 2012 quando il presidente della Bce, MArio Draghi, annunciò a Londra: «La Bce farà tutto il necessario per sostenere l’euro. E, credetemi, sarà sufficiente». Ora che ci si prepara alla progressiva uscita dal Qe nel 2018, il cosiddetto tapering, si può tracciare un bilancio di questo quinquennio di impegno della Banca centrale europea per sostenere l’economia dei Paesi Ue.

CHI HA BENEFICIATO DI CINQUE ANNI DI EFFETTO DRAGHI?

In cinque anni, azioni e obbligazioni dell’Eurozona guadagnato costantemente: si calcola che le azioni e gli asset a reddito fisso (bond governativi, ma anche corporate e high yield) sono cresciuti per un valore complessivo di 5 mila miliardi. Questo valore è la somma della maggior capitalizzazione delle Borse dei Paesi euro (6.700 miliardi, il doppio del 2012) – un fenomeno costante a livello globale, quindi in parte indipendente dalle politiche della Bce – e dai titoli obbligazionari, che hanno raggiunto secondo gli indici Bloomberg Barclays quota 1.500 miliardi di euro che approssima per difetto l’impatto sull’intera Eurozona. In questo ambito l’effetto Draghi ha avuto i maggiori effetti.

Lo si capisce andando a scorporare i dati per singole nazioni. In Italia i bond collocati sono cresciuti del 48%, in Spagna del 43%, più che in Francia e Germania. Anche perché all’epoca dell’intervento di Londra lo spread tricolore toccava quota 500 punti e quello iberico 600.

E CHI HA PAGATO GLI AIUTI DELLA BCE

Quello che è finito in azioni e obbligazioni, è stato perso in altri campi. A partire dall’euro, svalutato da quota 1,2 dollari alla parità: una mossa che ha aiutato la ripresa della competitività dell’Eurozona.. Ha pagato anche l’oro che, dopo aver raggiunto la quota monstre di 1.600 dollari l’oncia, oggi viaggia attorno a 1.250. La speculazione, insomma, è stata frenata dalle fermezza di Draghi.

Tutto o quasi merito, dunque, del quantitative easing prossimo ormai al tramonto dopo aver inondato di denaro le piazze europee. Eppure, nonostante le tante critiche, si scopre che anche la Germania ha guadagnato – e parecchio – dalle manovre degli ultimi anni. Secondo l’ultimo bollettino ufficiale della Bundesbank, grazie ai tassi bassi e Qe i contribuenti tedeschi hanno guadagnato 240 miliardi nell’ultimo decennio. Ma hanno continuato a criticare le mosse dell’Eurotower. L’economia italiana ne ha risparmiati 176 miliardi, quella francese 225, mentre gli spagnoli solo 61.