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Aziende: per una su tre il ritorno alla normalità avverrà entro l’anno

I risultati dell’indagine realizzata da Randstad sulle imprese che si affidano ai servizi di staffing. Per sostenere la ripresa servono agevolazioni fiscali e abbassamento del costo del lavoro

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Il ritorno alla normalità? Per un’azienda italiana su tre (il 30%) avverrà entro fine 2020, un altro 35% prevede di ripristinare le attività ai livelli pre-lockdown nel corso del prossimo anno, mentre c’è un 24% delle imprese che dichiara di essere già in piena attività. È questo uno dei risultati principali dell’indagine L’impatto del Covid sul business delle aziende – la ripartenza, condotta da Randstad su un campione di oltre 6.200 aziende nel nostro Paese che fanno affidamento ai servizi di somministrazione di lavoro (staffing). Il sondaggio è stato effettuato con l’obiettivo di comprendere l’impatto del Covid-19 sul business delle imprese, analizzando i comportamenti nel post emergenza in termini di bisogni, sfide, misure Hr e organizzative, potendo stimare così i possibili tempi di ripresa.

Tra le aziende che utilizzano i servizi di staffing, emerge chiaramente le complessità delle sfide affrontate nell’emergenza sanitaria: la principale, nel 17% dei casi, è stata quella di garantire la produttività assicurando i processi di lavoro, poi mantenere in funzione l’azienda (16%), curare le relazioni con clienti e fornitori (14%), investire in sicurezza per tutelare la salute dei dipendenti (12%).

E per il futuro? La principale preoccupazione delle imprese in conseguenza alla pandemia Coronavirus è l’incertezza economica del Paese (21%), poi il timore della perdita del fatturato (13%) e le incertezze economiche del proprio settore (13%). Tra le diverse misure per sostenere il rilancio, le imprese chiedono prima di tutto agevolazioni fiscali (26%), poi abbassamento del costo del lavoro (22%) e sostegno diretto da parte dello Stato (18%).

Nelle risposte delle aziende che si avvalgono dei servizi Professionals (ricerca e selezione middle, senior e top management) e reclutamento personale in outsourcing, emergono alcune conferme e qualche differenza. Tra queste, ben il 72% delle imprese ha dovuto riorganizzare i processi di lavoro per effetto della crisi (mantenendo comunque aperta l’attività), mentre solo il 14% ha effettuato una chiusura totale temporanea e il 4% ha ridotto l’attività commerciale. Ma la principale misura HR adottata per far fronte al rallentamento in questo caso è stato lo smart working, ampiamente utilizzato dal 44% delle organizzazioni, seguito da ferie e ROL (22%) e ammortizzatori sociali (11%). Per questa ragione, tra le sfide organizzative più sentite c’è proprio la gestione dello smart working, al secondo posto dopo l’assicurazione dei processi di lavoro per garantire la produttività.

Anche tra le imprese Professionals le incertezze economiche del paese sono la principale preoccupazione per il futuro (20%), seguita dalla perdita di fatturato (13%) e dalle incertezze dell’andamento di settore (12%). Come aiuto, le organizzazioni chiedono soprattutto agevolazioni fiscali (26%), abbassamento del costo del lavoro (21%) e sostegno economico dallo Stato (17%), ma anche una maggior flessibilità del lavoro attraverso minori vincoli alla somministrazione (12%). Il 37% prevede di poter ripristinare l’attività ai livelli pre-lockdown a partire dal 2021, il 32% delle aziende già nel 2020, mentre un 24% ha l’attività in pieno e totale svolgimento.