«Trattate un essere umano per quello che è e rimarrà quello che è. Trattate un essere umano per quello che può e deve essere, e diventerà quello che può e deve essere». Si apre con questa citazione di Goethe una presentazione del Consorzio Sintesi, cooperativa sociale romana che dal 2000 si occupa dell’inserimento lavorativo dei soggetti disabili: a esso fanno capo 400 soci-lavoratori, di cui l’85% appartenenti alle categorie protette. Il monito racchiude in sé i presupposti con cui, da anni, la onlus opera con aziende e privati per favorire l’integrazione professionale di persone con handicap fisici e/o psichici. Ed è anche lo spirito con cui l’ente, nei mesi scorsi, ha accolto una nuova sfida: il rilancio della Locanda dei Girasoli, ristorante-pizzeria aperto nel 1998 nel quartiere capitolino del Quadraro da genitori di ragazzi affetti dalla sindrome di Down (IL VIDEO REALIZZATO PER LA GIORNATA MONDIALE SULLA SINDROME DI DOWN), e gestito da questi ultimi. Con il tempo le famiglie non sono riuscite a far fronte, da sole, ai numerosi costi di gestione della struttura, che pertanto ha vissuto momenti di crisi. «Le cooperative che ci hanno preceduto», spiega a Business People Enzo Rimicci, presidente del Consorzio Sintesi, «hanno fatto un buon lavoro con i ragazzi organizzando per loro dei laboratori e offrendo anche assistenza domiciliare, ma un’attività del genere funziona davvero se diventa un modello economicamente sostenibile». Occorreva, insomma, che il contesto sapesse confrontarsi con le logiche del mercato, senza tradire per questo la propria natura etica e solidale.«Abbiamo deciso di intraprendere questa esperienza decisamente nuova per noi, abituati a collaborare perlopiù con imprese profit (per esempio, fornendo servizi a realtà dell’information & communication technology come Wind dal 2006 e, più di recente, il gruppo Filippetti, ndr). E così, da luglio 2013, siamo subentrati nella compagine sociale della cooperativa I Girasoli e abbiamo ristrutturato la Locanda da agosto a settembre», racconta Rimicci. «Il restyling è stato attuato non solo rinnovando completamente il locale, ma coinvolgendo anche professionisti esperti del settore, per supervisionare e guidare il gruppo, come un direttore di sala e un consulente chef gastronomico di Palermo, le cui ricette aggiungono un tocco siciliano alla cucina tipica romana». Abbinamenti (quali involtini di melanzane ripieni di trippa o polpette di pesce alla menta con fondo di passata di pomodoro, per citarne alcuni) che sono stati accolti molto positivamente dalla clientela, tanto da raggiungere spesso i cento coperti a sera. Ma il perno attorno cui ruota tutta l’organizzazione sono loro, 15 adulti affetti da sindrome di Down, di età compresa tra i 24 e i 35 anni, che si muovono tra i fornelli e i tavoli con passione e autonomia. Commenta Rimicci: «Quale valore aggiunto possono dare questi ragazzi sul lavoro? Si mostrano affidabili nel portare a termine i compiti richiesti e hanno sempre un sorriso per tutti».
Certo, tali risultati si ottengono soprattutto dopo un’accurata formazione professionale sul campo, studiata ad hoc per integrare i soggetti disabili nella collettività e per dare loro strumenti concreti: a tale scopo, a novembre scorso, il Consorzio Sintesi ha lanciato il Progetto Open, 600 ore complessive di cui 194 in aula e 406 di esperienza pratica sul campo, dedicato a 12 giovani colpiti, appunto, da Trisomia 21. «L’obiettivo è quello di creare un collegamento tra teoria e pratica fornendo al corsista un contatto diretto con la realtà lavorativa», sottolinea Rimicci. Un’iniziativa che, da sola, è costata circa 60 mila euro, a fronte dei 43 mila previsti inizialmente; sommando le spese di gestione della locanda – dall’affitto, seppur calmierato, della struttura, alle materie prime, alle utenze fino agli stipendi dei lavoratori – si registrano uscite mensili di circa 30-35 mila euro, per un totale di almeno 300 mila euro annue. «Stiamo cercando di potenziare il canale del fundraising», sottolinea il presidente di Sintesi. «Per esempio, intendiamo organizzare serate con chef stellati, interessati a sostenere la nostra causa. Per quanto riguarda le istituzioni, invece, non chiediamo finanziamenti, ma soprattutto spazi per realizzare nuove iniziative». S’inserisce in questo solco la convenzione firmata a inizio 2014 dal Consorzio con l’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia, a Palermo, attraverso cui sono stati concessi alla onlus, in comodato d’uso gratuito, 5 mila metri quadrati di terreno per avviare un modello di agricoltura sociale, sostenibile e replicabile: il Casale dei Girasoli, atto a proseguire e concretizzare le finalità del progetto Open. Entro la fine dell’anno sarà avviata una fattoria analoga anche nella periferia della Capitale, con apertura di un nuovo locale a Roma Nord; anche nel capoluogo siciliano, nei prossimi mesi, dovrebbe debuttare un’altra Locanda. «Nostro obiettivo è creare un piccolo network imprenditoriale di ristoranti con le stesse caratteristiche, in modo da coniugare profit e non profit», sottolinea Rimicci. «Ad aziende, manager e imprenditori chiediamo non tanto aiuti monetari, quanto soprattutto la possibilità di usufruire del loro know how tramite consulenze e partnership». E conclude: «Un problema di fondo della cooperazione sociale è che spesso non riesce a costruire una rete solida di collaborazioni con il settore privato, e invece entrambi i contesti possono ricevere benefici, anche economici, dalla condivisione di saperi ed esperienze».
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