Elvio Bonollo, esponente di una nota dinastia di produttori di grappa giunta alla quarta generazione, ricorda sempre una frase che gli ripeteva suo nonno Umberto: «Bisogna valorizzare al meglio ciò che la natura ci mette a disposizione». È proprio seguendo questo insegnamento che le Distillerie Bonollo di Padova, con un giro d’affari di circa 25 milioni di euro all’anno, ha fatto da più di due lustri una scelta di campo ben precisa: liberarsi il più possibile dalla schiavitù dei combustibili fossili che, oltre a costare parecchio, ogni giorno provocano l’immissione nell’atmosfera di tonnellate di anidride carbonica. In effetti, nelle distillerie di Conselve (Pd) dove la Bonollo produce le sue grappe, oggi non c’è davvero alcuna traccia di combustibili fossili, fatta eccezione per il carburante utilizzato dai camion che trasportano la merce. Per produrre l’energia termica nei capannoni si usano le vinacce esauste, cioè gli scarti della materia prima da cui si ricava la stessa grappa, che servono poi anche per alimentare i processi produttivi e il riscaldamento degli ambienti. Alla Bonollo, insomma, non si butta via niente. Neppure le borlande, i residui liquidi derivanti dall’attività di distillazione, che vengono impiegati per generare elettricità. E così, oggi lo stabilimento di Conselve riesce a soddisfare autonomamente oltre l’85% dei propri fabbisogni energetici. «Siamo un’azienda della green economy ante litteram che ha puntato sul risparmio energetico e sul rispetto dell’ambiente per vocazione naturale», dice Elvio Bonollo, che nella società di famiglia ricopre la carica di consigliere di amministrazione. Le distillerie padovane, tuttavia, non si sono limitate soltanto al recupero delle vinacce e delle borlande: in un’altra sede dell’azienda a Mestrino (Padova), dove i distillati sono confezionati per la distribuzione, è stato installato da qualche anno anche un impianto fotovoltaico con una potenza di picco di 200 kW, capace di rendere gli stabilimenti quasi autosufficienti dal punto di vista energetico, generando l’elettricità dalla luce del sole. La Bonollo, però, non è l’unica impresa del made in Italy che, negli ultimi anni, ha scelto di convertirsi al “green” e di scommettere sull’auto-produzione di elettricità da fonti rinnovabili.A Fossano (Cuneo), per esempio, c’è la Balocco, nota azienda dolciaria con oltre 300 dipendenti e un giro d’affari di 137 milioni di euro nel 2011. Due anni fa, pure la società piemontese ha scelto di ricoprire i tetti dei propri stabilimenti di pannelli fotovoltaici, con una potenza di picco di 1,8 mW, per una spesa complessiva di 5,5 milioni di euro che verrà ammortizzata, grazie ai risparmi di energia e agli incentivi statali, entro il 2016. In cinque anni e mezzo, dunque, l’investimento della Balocco comincerà a dare pienamente i propri frutti, che sono però visibili già adesso: oltre un terzo del fabbisogno energetico dell’azienda è auto-prodotto, con un risparmio di centinaia di migliaia di euro e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’ordine di 980 tonnellate all’anno. «È stata una strategia sostenibile anche dal punto di vista economico», dice Alberto Balocco, a.d. della società che, da buon imprenditore attento ai bilanci, non nega però di aver fatto bene i conti prima di scegliere se costruire o meno l’impianto fotovoltaico. A convincerlo, in una chiacchierata su una seggiovia durante un week end in montagna, è stato anche un suo amico ingegnere che di queste cose se ne intende e che gli ha spiegato, conti alla mano, le opportunità offerte da un simile investimento. Recandosi spesso in Germania, inoltre, Balocco ha visto i pannelli solari installati un po’ dappertutto. «E allora», aggiunge, «mi sono posto subito un interrogativo: se a puntare sul fotovoltaico sono i tedeschi, che hanno molto meno sole di noi, ma hanno parecchio da insegnarci nella capacità di valorizzare i processi produttivi, perché gli italiani non possono fare altrettanto?». È quello che si sono chiesti probabilmente anche migliaia di imprenditori in tutta la Penisola, dove il fotovoltaico nelle aziende ha vissuto negli ultimi anni un vero e proprio boom, benché gli incentivi statali stiano diventando un po’ meno generosi rispetto a qualche anno fa.Tra il 2007 e il 2011, la produzione di energia solare è cresciuta complessivamente nel nostro Paese da 39 a oltre 10.700 gWh, provenienti da migliaia di impianti sparsi sul territorio, che in circa l’88% dei casi appartengono a società, in genere attive nell’industria. Inoltre, secondo un recente sondaggio effettuato durante la fiera Solarexpo, sono ancora tante le aziende che si mostrano disponibili a investire nelle energie alternative nei prossimi anni. Nel settore della meccanica, per esempio, il 45% degli imprenditori si dichiara interessato a installare pannelli fotovoltaici sui propri capannoni, mentre un altro 7,7% degli intervistati afferma di volerlo fare, seppur a una condizione: non prima di essere riuscito a trovare un consulente qualificato, in grado di dare tutti suggerimenti giusti su come sfruttare bene le fonti rinnovabili e le tecnologie per il risparmio energetico.
INTERESSE ALTO TRA GLI IMPRENDITORI ALL’INSTALLAZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI | |
Imprenditori interessati all’installazione di impianti fotovoltaici nei capannoni | 45% |
Imprenditori che hanno già un impianto | 18& |
Imprenditori che non escludono di installare un impianto a patto di trovare un consulente in grado di dare i consigli giusti | 7,70% |
Fonte: sondaggio tra i titolari di aziende meccaniche effettuato in occasione di SolarExpo |
Ed è proprio questo uno dei fattori a cui è legato maggiormente lo sviluppo dell’economia verde in Italia, soprattutto nelle piccole e medie imprese. Mentre le grandi aziende hanno la struttura e le risorse sufficienti per mettere in campo da sole delle strategie green di ampia portata, alle Pmi manca spesso un punto di riferimento per iniziare gli investimenti. Le ragioni di queste difficoltà sono diverse. Innanzitutto, il sistema delle agevolazioni statali a favore della produzione di energia pulita è ormai un universo variegato e complesso, in cui non è facile orientarsi (si veda la tabella che passa in rassegna le principali forme di incentivo pubblico esistenti nel nostro Paese).In secondo luogo, non va dimenticato che lo sviluppo dell’economia verde è un fenomeno ben più vasto rispetto alla semplice produzione di elettricità o di riscaldamento da fonti rinnovabili, in particolare dal Sole. Certo, gli impianti fotovoltaici come quelli di Balocco o delle Distillerie Bonollo hanno un ruolo importantissimo ma, a ben guardare, sono soltanto la punta dell’iceberg. Oltre a scommettere sull’auto-produzione di energia attraverso i pannelli solari o le pale eoliche (presenti soprattutto nelle piccole e medie aziende agricole), le imprese green hanno bisogno di un approccio integrato, che consideri tutte le attività aziendali, puntando soprattutto sull’efficienza e il risparmio energetico. Al di là della trasformazione dei processi produttivi, insomma, occorre lavorare sull’involucro che li ospita, cioè gli uffici, i capannoni e tutte le superfici dell’impresa, facendo in modo che consumino il meno possibile e sfruttino al meglio le proprie risorse. È proprio quello che si propongono i servizi di project management degli edifici, basati sull’analisi, la progettazione e la realizzazione dei lavori necessari al miglioramento delle prestazioni energetiche.«Gli interventi possibili per aumentare l’efficienza delle superfici aziendali sono davvero tanti», dice Maurizio Bottaini, direttore per i servizi specialistici di Manutencoop Facility Management, società con un giro d’affari di un miliardo di euro all’anno, specializzata nei servizi integrati per la manutenzione degli immobili, delle aree verdi, dell’illuminazione pubblica e delle strutture sanitarie. Già con un investimento contenuto, che consiste per esempio nell’installazione di regolatori di luminosità, di sensori per il controllo dell’illuminazione e di altri dispositivi tecnologici in grado di contenere i consumi, secondo Bottaini un’azienda può ridurre del 15-20% i propri costi energetici, investendo una cifra che viene poi ripagata, grazie ai risparmi ottenuti, in cinque o sei anni. Ci sono poi anche interventi molto più incisivi, che costano un po’ di più in valore assoluto, ma che sono remunerati in un periodo di tempo molto meno lungo, permettendo una riduzione dei costi energetici tra il 34% e oltre il 62% del totale. Si tratta di un insieme articolato di lavori che comprendono, per esempio, l’installazione di un impianto solare termico per produzione parziale di acqua calda, di sistemi per il controllo e la regolazione della temperatura e l’illuminazione delle varie zone degli edifici e di pannelli fotovoltaici sui tetti per la auto-produzione parziale di energia elettrica. Sottolinea Bottaini: «Le Pmi avrebbero bisogno di una maggiore quantità di servizi di consulenza e assistenza, ritagliati specificamente sulle loro esigenze». Se molte di queste potessero rivolgersi facilmente a chi è in grado di guidarle in una politica energetica lungimirante, non avrebbero problemi a convertirsi con convinzione alla green economy. LAMBORGHINI A IMPATTO ZERO
SUPERFICIE DISPONIBILE NEI CAPANNONI INDUSTRIALI PER L’INSTALLAZIONE DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI | |
Mq a disposizione in azienda | Quota di imprenditori che hanno a disposizione una superficie per l’installazione di pannelli |
1.000 – 2.000 | 58,8% |
2.000 – 5.000 | 25% |
5.000 – 10.000 | 7,7% |
Oltre 10.000 | 2,9% |
Fonte: sondaggio svolto in occasione di SolarExpo |