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Attualità

Un punto all’Italia nella “guerra delle lingue”

La bocciatura a Lussemburgo di un bando di ricerca personale dell’Ue trilingue apre la strada al brevetto europeo all’italiana

L’Italia ha ragione: quel bando di ricerca del personale pubblicato dall’Unione Europea in sole tre lingue (inglese, francese e tedesco) non è valido. “È discriminatorio” e quindi da rifare. La sentenza, che arriva dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea, non solo dà ragione all’Italia, ma diventa una sorta di precedente per quella che è la “guerra dei brevetti”. Il nostro paese si batte da tempo affinché il brevetto europeo non diventi trilingue. La Commissione Europea, impegnata a ridurre i costi, vorrebbe, infatti, che il trilinguismo inglese-francese-tedesco fosse introdotto nei documenti con cui si depositano i brevetti in Europa. Diversi paesi, tra i quali l’Italia, non ne vogliono sapere. La presa di posizione del nostro governo è netta: “È una proposta inaccettabile – ha dichiarato infatti il ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi – offensiva per la cultura e la storia italiana”. Non solo svilente per la nostra cultura, il brevetto trilingue provocherebbe un’alterazione della concorrenza ai danni delle imprese italiane, che si troverebbero di fronte alla necessità di ‘assoldare’ traduttori per tutte tre le lingue. La proposta dell’Italia è un brevetto bilingue, in inglese e nella lingua del paese in cui viene depositato. Una proposta che sembrava destinata a non avere successo, ma che adesso sembra avere qualche chance in più.