Sigari Montecristo: 80 anni in fumo

Nasceva nel 1935, sulle orme della famosa opera di Alexandre Dumas, Montecristo, la marca di sigari più amata al mondo, in grado di conquistare celeb e rivoluzionari. Merito anche di alcune iniziative di marketing ante litteram

Galeotto fu il libro anche sotto i cieli tropicali. C’è, infatti, una passione letteraria alla base delle volute di fumo che hanno fatto innamorare tanti cultori dei puros cubani. Ed è una storia che inizia 80 anni fa nelle galere (fabbriche) di L’Avana, dove – già dalla metà dell’Ottocento – i torcedores (gli arrotolatori di piante di tabacco) erano soliti pagare un lector perché alleggerisse le giornate di lavoro con la lettura di qualche romanzo. Dice la leggenda che dietro l’origine dei Montecristo ci sia proprio l’opera di Alexandre Dumas con le vicende di prigionia e ricerca di libertà di Edmond Dantès, in fuga dall’isola fortezza sotto le mentite spoglie del conte di Montecristo. Nasce così, pagina dopo pagina, la marca di sigari più apprezzata al mondo, una passione condivisa da rivoluzionari come Che Guevara, scrittori del calibro di Hemingway e campioni dello sport come Michael Jordan. Era il 1935 a L’Avana quando l’asturiano Alonso Menendez e il conterraneo Pepe Garcia fondarono una Compagnia di sigari. Non furono i primi a lanciarsi sul mercato, da più di un secolo Cuba era tutto un fiorire di officine artigianali di puros. I due uomini avevano un piglio manageriale e volevano creare un’azienda, per gli standard dell’epoca, dal carattere multinazionale. Bastò poco tempo perché si lanciassero nell’acquisizione di un mostro sacro del sigaro cubano: H. Upmann, che è una delle marche di sigari locali più antiche in assoluto, fondata nel 1843. «Montecristo è una marca relativamente giovane rispetto alla lunga tradizione di sigari cubani », spiega Francesco Minetti, presidente della Cigar Club Association, il club dei club italiani dedicati al sigaro cubano (sono una ventina e hanno 1.800 iscritti). «Forse proprio per questa sua freschezza, appena nata, approccia il mercato in modo molto moderno, con un logo accattivante e caratteristiche di fumate, per alcune delle sue vitole, adatte anche ai meno esperti». Già quel logo del Montecristo, costituito da un triangolo di sei spade che circondano un fleur-de-lis, sembra anticipare di qualche decade la nascita del marketing. Non a caso oggi la casa fondata da Menendez e Garcia rappresenta il 50% dei sigari cubani esportati nel mondo. La loro storia, va detto, vive di due momenti precisi: quello pre-Castro e l’altro nell’epoca rivoluzionaria. «Ogni singola marca aveva una sua peculiarità, ma oggi questo aspetto si è un po’ perso», aggiunge Minetti. «E spesso è la fabbrica da cui esce il sigaro che garantisce le caratteristiche organolettiche. Inevitabilmente, come ogni prodotto della sua terra, anche il sigaro ha risentito della rivoluzione castrista». Con l’avvento al potere di Castro l’industria è stata, infatti, completamente nazionalizzata, salvando solo alcuni delle centinaia di marchi che esistevano all’epoca. Montecristo è uno dei sopravvissuti, forse grazie alla sua giovinezza, e quindi alla sua non riconducibilità alla tradizione del potere dei grandi proprietari terrieri.

MODELLI E MISURE DI SIGARO

UNA PAUSA DI PURO PIACERE (Intervista a Giovanni Malagò)

UN FUTURO A STELLE E STRISCE

Per Luigi Ferri, autore della monumentale Storia del sigaro (edizioni Odoya), dalla scoperta occidentale del tabacco per opera di Cristoforo Colombo fino alla sua diffusione in tutto il mondo e la trasformazione in status symbol, il Montecristo è uno dei brand più famosi al mondo perché è un sigaro nato nella modernità: «Basti pensare alla moda di numerare i sigari che nasce con questo marchio». Parlare di Montecristo come di un unico prodotto è ovviamente scorretto. «Ci sono ottimi entry level, così come ci sono anche sigari molto impegnativi come il Gran Corona, il più lungo in commercio con i suoi 235 mm». Tuttavia, ogni fabbrica ha le sue caratteristiche, che dipendono dal gusto e dalla creatività del maestro ligador. «Questa discontinuità nella produzione cubana verrà meno nei prossimi anni, quando al posto dello Stato si faranno avanti i privati. E allora assisteremo a un innalzamento della qualità e a una standardizzazione della produzione, pur conservando il carattere di prodotto artigianale, fatto a mano», conclude Ferri. Fino al 1970 erano disponibili solo cinque qualità di Montecristo, poi la varietà dei gusti è stata notevolmente ampliata. I numeri quattro e cinque rappresentano quelli più amati dal pubblico di degustatori, grazie all’adattabilità del gusto e alla piacevolezza della fumata. Il numero due si addice invece ai palati forti, richiamando i gusti decisi dei grandi piramides cubani, mentre l’uno e il tre sono molto amati per il loro equilibrio di aromi. Il Montecristo A, uno dei due Gran Corona in produzione (l’altro è il Sancho Panza), è considerato El Rey della tradizione, sia per la lunghezza (235 mm) che per il valore, essendo stato a lungo il più costoso al mondo.

UNA FUMATA RIVOLUZIONARIA. PER CATTIVI DAL CUORE TENERO«Cosa sono questi? Io non fumo sigari come questi, io fumo solo Montecristo! ». Sbottava così Christopher Lee quando gli venivano offerte marche diverse dalla sua preferita. L’attore britannico, scomparso a 93 anni questa estate, è stato il principe dei cattivi del cinema. L’eleganza compassata e lo sguardo gelido, incorniciati da una barba sale e pepe, sono stati utilizzati da generazioni di registi per ruoli rigorosamente malefici. Lee ha interpretato il Conte Dracula, e poi il conte Dooku in Guerre Stellari e anche Saruman ne Il signore degli anelli. Pare che anche nella vita privata non fosse un uomo facile da addomesticare, tranne quando riusciva a rilassarsi degustando, appunto, un Montecristo numero uno. Del resto questi sigari sembrano adattarsi bene ai “duri” del secolo scorso. Ma il personaggio che a loro ha legato maggiormente la sua immagine è stato Ernesto Che Guevara. Il simbolo della Revoluciòn, sebbene fosse asmatico e soffrisse di problemi respiratori, era sempre incollato al Montecristo numero quattro. La politica, del resto, si accompagna spesso all’aroma del cubano sin dai tempi di Churchill, il cui nome oggi sopravvive anche negli habanos Romeo y Julieta. E l’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, è un fumatore devoto di Montecristo numero due. Altri fedeli appassionati alla vitola numero due sono gli attori Robert Downey Junior – l’interprete di Ironman si fa spesso fotografare sul set tra volute di fumo – il premio Oscar Jack Nicholson e anche Michael Douglas. Tra gli sportivi spicca il nome del campione di pallacanestro Michael Jordan e, tra le donne, l’attrice Demi Moore. Per il grande esperto James Suckling il miglior sigaro del 2014 è stato il Montecristo Edmundo, creato in onore di Edmond Dantès protagonista del romanzo di Alessandro Dumas Il conte di Montecristo, fatto che sottolinea come le nuove produzioni siano assolutamente paragonabili a quelle risalenti agli anni ’50 e ’60.

1935Alonso Menendez e Pepe Garcia fondano la Compagnia di sigari Montecristo

1937La società acquisisce H. Upmann, una delle marche di sigari più antiche (nata nel 1843)

1940La linea Montecristo ha cinque sigari numerati secondo dimensioni e gusto

1961In seguito alla Revoluciòn l’industria del sigaro viene nazionalizzata sotto il controllo di Cubatabaco

1970Inizia la produzione del Montecristo anche in Repubblica Dominicana, per sfuggire all’embargo Usa sui prodotti cubani

1971Vengono aggiunte altre tipologie di Montecristo: A, Especial numero uno e due, Joyita, Petit Tubo

1980Il Montecristo numero quattro si afferma come il sigaro più venduto al mondo

1995Nasce Habanos s.a, società di Cubatabaco dedicata all’export

2000I francesi di Altadis comprano il 50% di Habanos s.a.

2008Altadis è acquisita da Imperial Tobacco

UNA PASSIONE GIOVANEPer i suoi primi 80 anni Habanos s.a., l’azienda pubblica cubana che ha il monopolio della produzione e della vendita di sigari, ha presentato, durante il festival del Habano a Cuba, il Montecristo “80° Aniversario”, una nuova ed esclusiva vitola creata per l’occasione. «Si tratta», spiega Stefano Minoia, direttore commerciale di Diadema, la società che importa in esclusiva in Italia i sigari cubani, «di un 165 mm x55 di cepo (unità di misura espressa in sessantaquattresimi di pollice) e che sarà prodotta in soli 30 mila esclusivi cofanetti da 20 pezzi, che si vestiranno di una speciale anilla dorata e di una commemorativa».

Intanto, se fino agli anni ‘90 l’Italia non è stata un buon mercato per il sigaro cubano, con la nascita dei club del sigaro, gli eventi per imparare a degustare e, da ultimo, il lancio dell’Academia Habanos (nel 2011), anche il nostro Paese ha cominciato ad appassionarsi alla cultura del puro. «Oggi il trend è assolutamente positivo, tanto che la domanda supera di gran lunga l’offerta. Per dare un dato concreto, nonostante la carenza di produzione su alcuni sigari-chiave, quest’anno il tasso di crescita per Diadema sarà attorno al 10%. Il cubano premium (fatto interamente a mano) continua a essere leader assoluto del mercato, sia in Italia che nel mondo, e il più ricercato dagli appassionati». E il Montecristo è un best seller. «Montecristo è da sempre una delle marche più emblematiche di Cuba ed è un vero e proprio punto di riferimento per gli aficionados. Negli ultimi anni Habanos s.a. ha ampliato la gamma introducendo ulteriore vitole. Nel 2004 venne lanciato il nuovo Montecristo Edmundo e a distanza di due anni il Petit Edmundo, fino ad arrivare, nel 2013, all’ampliamento della Línea “Edmundo” con il Double Edmundo: tutti sigari che, fin da subito, sono diventati dei must per i fumatori. Nel 2009 è nata anche la Línea “Open”, con quattro nuove vitole che si distinguono per una forza inferiore rispetto alla storica Línea “Classica”. Nel 2015 Montecristo ha poi allargato il proprio “catalogo” con il Media Corona, un sigaro di formato corto e moderno (90 mm x 44 di cepo), che ha incontrato immediatamente il gusto di tutti gli estimatori della marca». Anche per chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’habano, Montecristo è una garanzia: «Tra i sigari più indicati», secondo Minoia, «va sicuramente menzionato il Montecristo numero quattro che, grazie alla classica vitola Mareva (129 x 42 di cepo), offre una fumata relativamente facile, mantenendo le caratteristiche della tipicità della marca».

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