Sciopero mondiale dei taxi, contro Uber

L’app di autonoleggio con conducente, attiva in 37 Paesi, non rispetterebbe le norme di legge. Trentamila i tassisti in sciopero, ma per la società americana la protesta è mero corporativismo

Da strumento a servizio dei cittadini, la tecnologia si trasforma, per la prima volta, in nemico. Contro il quale organizzare, addirittura, uno sciopero internazionale. È quello che sta accadendo con Uber, l’app dedicata alle auto a noleggio con autista. Un servizio, attivo in 128 città di 37 Paesi diversi, che di fatto rappresenta un centralino radiotaxi alternativo. Da qui, la rabbia dei tassisti che hanno dato vita a uno sciopero internazionale, al grido di Uber go home. “Uber non rispetta le regole: è illegale”, spiegano in coro. La protesta, partita dalla California (patria di Uber), ha coinvolto anche Francia, Germania, Spagna e Inghilterra. In Italia la mobilitazione ha coinvolto le città di Milano, Verona, Bologna, Napoli e Roma. Stando ai dati, allo sciopero avrebbero aderito 30 mila tassisti. Dal canto suo, la Uber fa spallucce prevedendo uno sconto del 20% per tutti coloro che usufruiranno della app proprio nei giorni di sciopero dei tassisti. “Questa è un’industria che non ha affrontato la concorrenza per decenni”, ha dichiarato all’agenzia Reuters Pierre-Dimitri Gore-Coty, responsabile di Uber per l’Europa occidentale. “Adesso stiamo finalmente vedendo un po’ di competizione da parte di aziende come Uber, che permettono ai clienti di scegliere”.

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