I secessionisti in Texas fanno sul serio: negli Stati Uniti non ci vogliono stare. Rimpiangono i tempi del Far West, in particolar modo il lasso temporale dal 1836 al 1845, gli anni intercorsi dall’indipendenza ottenuta ai danni del Messico e la rimpianta annessione agli USA. Avvenuta, accusano, senza sostegno popolare alcuno: non hanno infatti mai aderito all’ “Unione”. Ed ecco perché oggi, a 2015 inoltrato, coniano proprie monete, emettono passaporti e hanno un parlamento con tanto di presidente eletto, mister John Jarnecke. Possiedono anche un tribunale ed un sistema giuridico autonomo: insomma, si sono organizzati. Anche troppo bene, secondo il governo federale.
IL PRECEDENTE. Governo federale che dunque, da San Valentino a oggi, ha perseguito una serie di veri e propri raid contro il gruppo secessionista (che, attenzione, poco centra con lo stato Texas, pienamente integrato negli USA nonostante uno spirito indipendentista piuttosto diffuso); l’accusa, in un paese in cui sette e organizzazioni dal radicale al violento abbondano, è quella di alzare il livello generale di tensione, che potrebbe esplodere in episodi di violenza, del resto già presenti nel curriculum della “Repubblica”. Nel 1997, infatti, alcuni dei suoi membri avevano rapito una coppia. La polizia era intervenuta, e a seguito di una sparatoria da action-movie uno dei militanti era morto, e l’allora presidente Richard McLaren era finito agli arresti.
SOLO FOLKLORE? Il suo successore Jarnecke non ha fino ad oggi rapito nessuno, e l’opinione generale vede questa Repubblica del Texas come un gruppetto originale di vecchietti che parlano di indipendenza perché non sanno come passare la giornata. Inoltre, ogni rapporto con l’ala violenta di McLaren sembra essersi interrotto, e dunque questi raid paradossalmente possono essere deleteri perché restituiscono interesse nazionale e notorietà ai secessionisti, che sicuramente hanno nelle loro fila ancora qualche esaltato pronto a mettere mano al fucille nel momento in cui trova qualcuno disposto a dargli attenzione.
E anche se stavolta non c’è stato alcun arresto, gli agenti hanno trovato il dissenso popolare per la loro durezza, in quanto hanno preso le impronte digitali a 60 membri della “Repubblica”, hanno confiscato telefoni cellulari, tablet e computer, oltre a documenti cartacei in cui cercare tracce di una cospirazione probabilmente da inesistente. Ma se i secessionisti fanno sul serio, lo stesso si può dire dell’FBI, che non vuole il ripetersi di altri sequestri. Perché anche dal folklore possono nascere problemi.
© Riproduzione riservata