Nel suo ultimo discorso al Congresso a Camere riunite, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non si limita a stilare un bilancio della propria presidenza. Nel suo intervento, improntato su ideali e future sfide politiche, rispolvera i concetti a lui più cari (change and hope, cambiamento e speranza) indicando una linea ai suoi elettori e successori. Pur ammettendo la difficoltà di questi ultimi anni, Obama ricorda che ciò ha reso grande l’America è «l’aver visto opportunità dove altri avevano paura», aggiungendo che proprio questo ha permesso di «risollevarci dalla più grave crisi economica dei tempi recenti». E questa è la direzione da seguire anche nei prossimi anni: «Risponderemo ai cambiamenti del nostro tempo con la paura, ritirandoci al nostro interno e combattendoci l’un l’altro? Oppure affronteremo il futuro con fiducia in chi siamo e cosa crediamo e negli incredibili obiettivi che possiamo raggiungere? Il futuro auspicabile – a portata di mano – è fatto di opportunità e sicurezza per le nostre famiglie, standard di vita in crescita e un pianeta pacifico e sostenibile per i nostri figli e potrà realizzarsi solo se lavoriamo assieme, se avremo dibattiti razionali e costruttivi. Se aggiustiamo la politica». Il presidente rivendica inoltre con orgoglio la leadership Usa, assicurando che «l’America resta di gran lunga la nazione più forte, l’economia più solida. Chiunque dice che l’economia americana è in declino sta vendendo un racconto fantasioso».
BILANCIO POSITIVO. Per quanto concerne la propria presidenza, Obama conclude il proprio mandato consapevole di aver gestito bene il Paese: il suo è un bilancio positivo e, tra le proprie vittorie, annovera l’aver superato la crisi economica, la riforma della sanità, la liberalizzazione dei matrimoni gay, l’aver reinventato il settore dell’energia nonché l’apertura a Cuba: « È così che si consolida la leadership Usa nell’emisfero delle Americhe, riconoscendo che la guerra fredda è finita», assicura. Al contempo, però, ammette di avere un «grande rammarico»: sotto di lui la politica è diventata più polarizzata che mai, dominata da «rancore e diffidenza», viziata dal «peso del denaro» nelle campagne elettorali. «Il futuro migliore si realizzerà solo se lavoriamo insieme, risanando il nostro sistema politico, la democrazia non funziona se pensiamo che chi non è d’accordo con noi sia sempre in malafede, la democrazia è guasta se il cittadino medio pensa che la sua voce non viene ascoltata».
LA SFIDA DI UN’ECONOMIA EQUA. Quanto alle sfide che attendono l’America, la prima è l’implementazione di un’economia più equa. La creazione di 14 mila posti di lavoro e il dimezzamento del tasso di disoccupazione, resi possibili proprio durante la sua presidenza, non bastano a garantire un futuro sereno: «Il disagio nel Paese deriva da cambiamenti strutturali, ogni posto di lavoro può essere minacciato dall’automazione o delocalizzato all’estero, è diventato più difficile uscire dalla povertà, trovare lavoro per i giovani, andare in pensione quando si vuole», spiega Obama che non esita a puntare il dito contro banche e hedge fund. «Non è certo per colpa degli immigrati se le retribuzioni non sono cresciute», aggiunge criticando implicitamente Donald Trump e Ted Cruz.
LA SICUREZZA DEL MONDO. La seconda sfida è la sicurezza internazionale. Per Obama gli Usa sono la principale potenza economica e militare ma non possono ridursi a fare il «gendarme» globale. Il presidente rifiuta l’ipotesi di nuove invasioni militari, perché «abbiamo appreso le lezioni del Vietnam e dell’Iraq», ma sostiene che l’Isis vada distrutto. «Ci saranno voci che inviteranno a dividerci in tribù, a trattare come capri espiatori altri cittadini che hanno un aspetto diverso dal nostro, che non pregano come noi, con votano diversamente, che non hanno la nostra stessa provenienza, ma non possiamo permetterci di seguire questa strada. Non ci porterà all’economia che vogliamo, alla sicurezza che desideriamo, e soprattutto contraddice tutto ciò che il mondo ci invidia» , spiega citando anche Papa Francesco: «Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore per prendere il loro posto».
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