Maturità 2015 con Tacito, la traduzione della versione di latino

Per chi vorrebbe tornare sui banchi di scuola, ecco il brano originale proposto agli studenti del liceo classico (con relativa traduzione), ‘Gli ultimi giorni di Tiberio’ tratto dagli ‘Annales’

È un brano tratto dagli Annales di Tacito la versione proposta questa mattina agli studenti del liceo scientifico che hanno affrontato la seconda prova scritta dell’esame di maturità 2015. Qui sotto la versione originale del testo scritto dall’autore, seguito dalla traduzione presentata dal sito studenti.it:

Gli ultimi giorni di Tiberio (Annales, libro VI, Tacito)Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi rigor; sermone ac vultu intentus quaesita interdum comitate quamvis manifestam defectionem tegebat. mutatisque saepius locis tandem apud promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus. illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. erat medicus arte insignis, nomine Charicles, non quidem regere valetudines principis solitus, consilii tamen copiam praebere. is velut propria ad negotia digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit. neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra biduum duraturum Macroni firmavit. inde cuncta conloquiis inter praesentis, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur. septimum decimum kal. Aprilis interclusa anima creditus est mortalitatem explevisse; et multo gratantum concursu ad capienda imperii primordia G. Caesar egrediebatur, cum repente adfertur redire Tiberio vocem ac visus vocarique qui recreandae defectioni cibum adferrent. pavor hinc in omnis, et ceteri passim dispergi, se quisque maestum aut nescium fingere; Caesar in silentium fixus a summa spe novissima expectabat. Macro intrepidus opprimi senem iniectu multae vestis iubet discedique ab limine. Sic Tiberius finivit octavo et septuagesimo aetatis anno.

Traduzione – Ormai il fisico, ogni energia, ma non la dissimulazione abbandonava Tiberio; identica la freddezza d’animo; circospetto nelle parole e nell’espressione, mascherava a tratti, con una cordialità straordinaria, il deperimento evidente. E dopo spostamenti più frenetici si stabilì finalmente in una villa, presso il capo Miseno, che in passato era stata la casa di Lucio Lucullo. In questo modo si seppe che lì si stava avvicinando la sua fine. C’era un medico illustre, di nome Caricle, che usava non intervenire direttamente sullo stato di salute del principe, ma dispensare una serie di consigli. Costui, fingendo di allontanarsi per questioni personali e prendendogli la mano, come per ossequio, gli tastò il polso alle vene. Non lo ingannò: infatti Tiberio, forse risentito e tanto più intenzionato a nascondere l’irritazione, ordina che sia ripreso il banchetto e si trattiene più del solito, come per onorare la partenza dell’amico. Tuttavia Caricle confermò a Macrone che il respiro si stava spegnendo e che Tiberio non sarebbe durato più di due giorni. Da allora si avvicendarono un insieme di colloqui tra i presenti e di messaggi legati agli eserciti. Il 16 Marzo rimase senza respiro e si credette concluso il suo corso terreno; e Gaio Cesare rallegrandosi tra una folla numerosa, usciva a gustare la prima ebbrezza dell’impero, quando subito giunse la notizia che a Tiberio era tornata la voce, aveva riaperto gli occhi e chiedeva che gli portassero il cibo per rimettersi dallo sfinimento. Da questo momento si diffuse il panico tra tutti e gli altri si dispersero da ogni parte fingendosi ciascuno mesto o sorpreso; Gaio Cesare, immobile in silenzio, aspettava, dopo quella grande speranza, la definitiva rovina. Macrone imperterrito ordina che il vecchio sia soffocato sotto un mucchio di coperte e allontana tutti dalla soglia. Così Tiberio morì a settantotto anni.

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