La vita su Marte passa (anche) dalla stampa 3D

Non sappiamo quando un nuovo Neil Armstrong metterà il primo piede sul Marte, ma quel che è certo è che la conquista del Pianeta rosso è iniziata. Agenzie spaziali, centri di ricerca e multinazionali stanno lavorando seriamente all’ipotesi di colonizzare il quarto pianeta del nostro sistema solare, una sfida che ha attirato anche rinomati designer da tutto il mondo, la cui creatività è stata messa alla prova nella realizzazione di habitat marziani.

Uno di questi è in costruzione nel deserto fuori Dubai, dove lo studio dell’architetto Bjarke Ingles sta realizzando per il governo degli Emirati Arabi – che puntano a conquistare il Pianeta Rosso entro il 2117 – la Mars Research City, un modello realistico di cupole interconnesse per simulare la vita su Marte. E se il laboratorio cinese Future City Lab, diretto dall’italiano Stefano Boeri, prevede di colonizzare il pianeta con una serie di capsule verdi in grado di generare una città foresta, robotica e stampa 3D sono, invece, alla base del progetto Mars Habitat della britannica Forster + Partners, che delinea i piani per un insediamento di droni pronti a costruire i primi rifugi prima dell’arrivo degli astronauti.

Il progetto, che ha visto anche la preziosa collaborazione di Branch Technology – una realtà specializzata nella stampa 3D su larga scala –, ha ricevuto il primo premio di un concorso indetto dalla Nasa e che ha visto 77 team impegnati nella realizzazione di un habitat fuori dal mondo. In particolare il progetto di Norman Foster prevede che i robot possano muoversi in autonomia, facendo riferimento a istruzioni precedentemente fornite prima del lancio: una volta arrivati sul suolo, sceglieranno il luogo più adatto per scavare un cratere di circa 1,5 metri dove, si insedieranno successivamente moduli gonfiabili che costituiranno il nucleo del primo insediamento. Sfruttando materiali di recupero della missione e materiale roccioso recuperato su Marte, sarà poi il momento della stampa 3D, che rivestirà il nucleo abitativo per proteggere la base e i primi esploratori dall’ambiente marziano.

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