Blue Origin torna sulla Terra: primo passo verso il turismo spaziale?

Blue Origin ce l’ha fatta: il suo razzo New Shepard, partito dal Texas occidentale alle 18.21 (fuso orario di Greenwich) di lunedì, ha raggiunto un’altitudine di 100 km, sfiorato i confini dell’atmosfera terrestre ed è tornato a terra appena otto minuti dopo, perfettamente integro.

Turisti delle stelle

IL SUCCESSO DI BLUE ORIGIN. Il breve viaggio della navicella, nata nell’azienda che le dà il nome e sotto l’egida di Jeff Bezos, patron di Amazon, è rivoluzionario: è infatti dagli anni Sessanta che un razzo non ritorna a terra senza subire danni e, soprattutto, restando riutilizzabile dopo la traversata. Le astronavi, infatti, sono state fin’ora poco più che “usa e getta”: i razzi vettori che ne permettono la partenza solitamente non sono recuperabili per un secondo viaggio spaziale. Cosa che incide moltissimo sui costi delle missioni. Il risultato di Blue Origin, quindi, apre prospettive future per l’esplorazione privata del cosmo e lo sviluppo del turismo spaziale.

LA VITTORIA DI BEZOS. «I razzi vettore sono sempre stati degli oggetti monouso. Ora non più. Nella nostra base di lancio nel Texas occidentale è nascosta la più rara delle bestie: un razzo vettore usato»: questo il commento di Bezos sulla pagina Twitter di Blue Origin dopo il successo del lancio suborbitale della navicella New Shepard. La riuscita dell’impresa ha attirato gli sguardi di un altro aspirante big della corsa allo spazio, Elon Musk di Tesla, che non ha mancato di complimentarsi con Bezos senza però fare a meno di sottolineare che un lancio in orbita non è paragonabile a una gita nello spazio. Per il momento, però, è Bezos ad aver segnato il punto: sembra infatti che le performance di Blue Origin siano state finora decisamente più interessanti di quelle di SpaceX, l’analogo team “made in Tesla”.

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