Il digitale fa bene all’alta moda

Ha un impatto positivo sul fatturato globale e aiuta nella comunicazione. Lo rivela la ricerca The Digital Frontier: Ready? Steady! Go! presentata da ContactLab

Anche l’alto di gamma della moda non può più prescindere dal digitale. Già oggi il 10% delle vendite deriva dall’efficacia della strategia digitale delle griffe che, in prospettiva, è destinata ad assumere un ruolo sempre più cruciale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di fatturato.

Questo è quanto emerge dall’ultima edizione del report The Digital Frontier: Ready? Steady! Go! di ContactLab che fotografa lo stato dell’arte di 30 top player della moda di alta gamma per mettere in evidenza il ruolo del digitale come strumento di comunicazione e di vendita e il suo impatto sul fatturato globale. Assumendo un tasso di crescita annuale del 5-6% e stimando una crescita del 20/30% nel canale e-commerce, la ricerca prevede che entro il 2020 circa il 40% della crescita del mercato del lusso verrà generata dall’online. A fare del digitale il fattore chiave per la crescita dei fatturati contribuiscono più fattori, primo fra tutti la progressiva diminuzione dello spazio fisico per aprire nuovi negozi.

Qualsiasi strategia digitale deve tener conto di un trend già noto che, però, trova un’ulteriore conferma anche in questo report: i consumatori iscritti a programmi di fidelizzazione via email spendono in negozio di più rispetto agli altri utenti. Già nel 2011 in Gran Bretagna il fatturato generato dagli utenti che hanno rilasciato al brand il proprio indirizzo email rappresenta il 20% del fatturato totale dei punti vendita monomarca. E il dato è in costante crescita.

Non solo, i destinatari di azioni di digital direct marketing sono più propensi ad acquistare di più anche on line e sono più predisposti all’acquisto cross-canale, spendendo in media il 30% in più di chi compra soltanto in negozio. Tutto a posto, dunque?

Non proprio, visto che il report evidenzia come ancora oggi l’invito a rilasciare il proprio indirizzo email non venga gestito in modo strutturato e sistematico all’interno di molti punti vendita che dimostrano di non saper sfruttare dell’acquisto come touchpoint per l’iscrizione al programma di fidelizzazione del brand.

La nuova indagine del report è stata arricchita dalla Digital Competitive Map, che misura attraverso 66 diversi parametri quantitativi le capacità di engagement dei vari player del lusso con il proprio pubblico, mettendole a confronto per arrivare a indicare per ogni singolo brand la qualità dell’esperienza di navigazione sul web, il livello del servizio di e-commerce e la scelta strategica del management di sviluppare il canale dal punto di vista dell’ampiezza di gamma prodotti offerta e del numero paesi serviti (in particolare i paesi in forte crescita come Cina, Russia e Brasile).

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