Giustizia, scatta l’obbligo del deposito telematico. Si rischia il caos in tribunale

Dal 30 giugno tutti i nuovi processi civili saranno telematici. Ma non è detto che magistratura e avvocati siano pronti per questa svolta digitale…

Adios, carta: il processo civile diventa telematico. Dal 30 giugno 2014, infatti, entra in vigore quella che è già stata ribattezzata la più grande riforma della giustizia dal dopoguerra a oggi, ossia il decreto legge 90/2014. Il testo prevede che tutti gli atti dei nuovi processi civili siano telematici. Dunque niente più fogli, foglietti e fogliettini. Al loro posto solo file, cartelle elettroniche e faldoni virtuali. E questo varrà per tutte le fasi del procedimento: dall’atto introduttivo ai documenti formanti il fascicolo, comprese le memorie e qualsivoglia atto che le parti vorranno far confluire nel fascicolo processuale. Non solo. Dal 31 dicembre 2014 il deposito telematico sarà obbligatorio anche per i processi civili già in corso e per i processi amministrativi.Tuttavia non è detto che il sistema sia pronto per questa rivoluzione digitale. Stando infatti a un’indagine condotta dalla Consiglio superiore della magistratura, il 40% degli uffici non avrebbe computer efficienti, il 27% sarebbe priva di una connessione internet in grado di sostenere il flusso di documenti e ben il 37% dei tribunali dichiarerebbe di avere una connessione appena sufficiente. Inoltre l’assistenza tecnica è esternalizzata nel 69% dei tribunali. Ma il problema più grave sembra essere quello della formazione: “Al tribunale di Milano, che è stato pioniere del processo civile telematico, la Cancelleria ha rigettato 3-4 mila atti dei 21 mila mandati dai curatori fallimentari, per colpa di errori tecnici”, racconta Enrico Consolandi, magistrato responsabile informatico per il Tribunale di Milano. “È una prova che si sta partendo senza un’adeguata formazione delle varie parti coinvolte nel processo e senza un periodo abbastanza lungo di sperimentazione in tutti i tribunali”.

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