Elezioni Usa: il lato oscuro della Casa Bianca

Alcolisti, bugiardi, fedifraghi. E c’è stato persino chi teneva un alligatore come animale domestico nella vasca da bagno: il simbolo del governo americano ha ospitato personaggi non proprio impeccabili nel corso dei secoli. E se Hillary Clinton conosce bene le zone d’ombra del potere, alle elezioni di novembre Donald Trump potrebbe diventare solo l’ultimo presidente impresentabile nello studio ovale

Durante le Primarie, Donald Trump era stato definito “innominabile” da quasi tutti gli analisti politici: semplicemente troppo aggressivo, con due divorzi burrascosi e molto mediatici alle spalle, e soprattutto con dei parrucchini troppo ridicoli perché gli elettori repubblicani potessero ritenerlo un candidato plausibile alla presidenza degli Stati Uniti. Però le primarie le ha vinte e potrebbe vincere anche le elezioni, contro la più “presentabile” Hillary Clinton.

In realtà, gli elettori statunitensi nella storia hanno già scelto come capi della nazione individui che oggi sarebbero davvero ineleggibili o passibili di impeachment solo per la loro vita privata. Per esempio, Thomas Jefferson non era padre solo della Dichiarazione d’Indipendenza e di molte utili invenzioni, come l’attaccapanni girevole, ma anche di sei figli illegittimi, nati alla Casa Bianca dalla splendida schiava mulatta Sally Hemings. Per sua fortuna, all’inizio dell’Ottocento, non esistevano registratori e telecamere, per cui è bastato che la first lady in carica facesse finta di non vedere. L’esistenza di una “second family”, per di più meticcia, è stata scoperta solo dopo la morte di Jefferson e non gli ha impedito di venir immortalato sul monte Rushmore. Mentre il povero Bill Clinton è finito sotto processo – e sua moglie accusata di complicità nello scandalo – solo per la relazione con la stagista Monica Lewinsky. Al giorno d’oggi, il solo fatto che Jefferson si fosse fatto spedire alla Casa Bianca le ossa di un mammut, per tentare di ricostruirne lo scheletro tra un affare di Stato e l’altro, e tenesse due orsi vivi in una gabbia in giardino, farebbe insorgere per lo meno gli animalisti. John Quincy Adams, presidente dal 1825 al 1829, sarebbe un altro bersaglio degli attivisti per i diritti degli animali: teneva un alligatore nella vasca da bagno e lo mostrava volentieri agli ospiti durante le visite ufficiali. Si trattava di un regalo del suo caro amico Gilbert du Motier, marchese di Lafayette. Adams avrebbe fatto insorgere anche la destra religiosa: metteva apertamente in dubbio la divinità di Gesù Cristo e la verginità di Maria. Oltre a questo, aveva l’hobby di nuotare nudo nel fiume Potomac. Ai suoi tempi, i paparazzi ancora non esistevano.

SOLO ALL’INIZIO DEL NOVECENTO,

I MEDIA HANNO INIZIATO

A INTERESSARSI ALLA VITA

PRIVATA DEI CANDIDATI

L’elettorato americano sembra sia diventato più moralista col tempo: nel 1886 Grover Cleveland, durante il suo primo mandato, aveva sposato e reso first lady Frances Folsom, una ragazza orfana di 21 anni, che aveva visto nascere e della quale era il tutore legale, in quanto miglior amico del padre defunto. Gli americani lo rielessero per un secondo mandato senza farsi troppi problemi. Almeno Trump, tutte e tre le mogli, le ha conosciute quando erano già maggiorenni. Altri presidenti oggi finirebbero nei guai non per il sesso, ma per la violenza: James Monroe, per esempio, che nel 1825 cacciò dallo Studio Ovale il ministro del Tesoro brandendo un attizzatoio incandescente. E non era l’unico comandante in capo ad avere difficoltà ad affrontare un dibattito in modo civile. Martin Van Buren, presidente dal 1837 al 1841, è passato alla storia per un solo motivo: si portava un paio di pistole cariche alle riunioni del Senato, nel caso la discussione si fosse fatta troppo accesa. Andrew Jackson, in carica dal 1829 al 1837 venne eletto malgrado – o anche perché, visti i tempi – nel 1806, aveva ucciso in duello uno che aveva insultato sua moglie.

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MANI VELOCI Un grande della storia come Abraham Lincoln, in gioventù era famoso per la sua abilità nella lotta. Aveva disputato 300 match ed era stato sconfitto una sola. Era alto più di 1,90 e quando un individuo osò disturbare un suo comizio, non ebbe problemi a prenderlo per la collottola e farlo volare per parecchi metri. Adesso ci sarebbe il video della rissa su YouTube, con commenti scandalizzati sulla “violenza” e “l’intolleranza” del candidato, sicuramente ineleggibile. Secondo lo psicologo Charles Tripp, Lincoln usava la lotta corpo a corpo per mascherare il suo desiderio, all’epoca inconfessabile, di stringere corpi maschili. Ma le sue presunte relazioni sessuali con il suo migliore amico Joshua Fry Speed e con la guardia del corpo David Derickson non sono mai state provate in modo inequivocabile. I tempi cambiano: suonarle a un contestatore molesto rovinerebbe qualsiasi candidato, ma un coming out come “primo gay candidato alla Presidenza” sarebbe una buona carta da giocare presso l’elettorato progressista.

Theodore Roosevelt, nel 1888, quindi prima di diventare presidente, era stato coinvolto in una rissa da saloon nel Dakota. Aveva steso un ubriaco che gli aveva dato del «quattrocchi». E se ne era pure vantato durante le campagna elettorale, nel 1901. Malgrado fosse “bassino” e, appunto, portasse gli occhiali, era un buon pugile e si allenava anche alla Casa Bianca, fino a quando perse la vista dall’occhio sinistro a causa di un pugno troppo forte.

C’È CHI DOVETTE VENDERE

GLI ARREDI DELLA WHITE HOUSE,

E CHI VISSE E GOVERNÒ

CON UNA FALSA IDENTITÀ

Il presidente meno permaloso della storia è stato forse William Taft, in carica dal 1909 al 1913. Pesava circa 140 chili ed era protagonista di molte barzellette, che oggi sarebbero bollate come irrispettose verso gli obesi. Una volta rimase incastrato nella vasca da bagno della Casa Bianca e per tirarlo fuori ci vollero sei uomini della sicurezza. Spesso si addormentava in pubblico, creando grande imbarazzo nei familiari e nei collaboratori. Ma pare che lui non se ne preoccupasse affatto. Non era proprio un cowboy duro e coraggioso nemmeno Benjamin Harrison che, nel 1890, fece installare il primo impianto elettrico alla Casa Bianca. Ma il presidente e sua moglie finirono per dormire con la luce accesa, perché entrambi avevano paura di prendere la scossa toccando gli interruttori. William Harrison, al contrario, era un vero temerario. Anche troppo. Durante la cerimonia di insediamento, il 4 marzo 1841, tenne un discorso di due ore, all’aperto, senza cappotto né cappello. Faceva un freddo tremendo e il povero Harrison si beccò una polmonite che lo condusse alla morte in soli 23 giorni. Passò alla storia per la presidenza più breve della storia degli Stati Uniti.

Poco è cambiato da quando i media hanno iniziato a interessarsi alla vita privata dei politici, nel Novecento. Nel 1915 un giornale è addirittura arrivato ad accusare il presidente in carica, Woodrow Wilson, di aver assassinato la prima moglie per sposare Edith Galt. Naturalmente, il delitto non è mai stato provato. Il primo presidente pubblicamente svergognato per aver tradito la moglie è stato Warren G. Harding, in carica dal 1921 al 1923. Poco più di tre anni dopo la conclusione del suo mandato, la sua ex amante Nan Britton, pubblicò un libro sulla loro storia. Che non fu l’unica nella vita di Harding. Nel 1963 si è scoperto che Carrie Phillips, la moglie di un suo amico, era arrivata addirittura a ricattarlo, minacciando di rivelare particolari intimi, e che il Partito Repubblicano aveva dovuto pagare 20 mila dollari per il suo silenzio. Anche le “scappatelle” di John Kennedy sono fin troppo note, soprattutto quella con Marilyn Monroe. Ma non è stata lei l’amante più pericolosa del Presidente. L’amico Frank Sinatra commise l’errore di presentargli la bellissima Judith Campbell, affettuosamente legata anche ai mafiosi Sam Giancana e John Roselli. La donna, nel 1977, ha pubblicato un memoriale sostenendo di aver fatto da tramite tra i suoi tre amanti, i due boss e il presidente, per scambi di favori, tra cui un complotto – mai attuato – per assassinare Fidel Castro. Di questi intrighi non ci sono prove, ma il capo dell’Fbi, Edgar J. Hoover, era seriamente preoccupato che Kennedy potesse essere ricattato da Judith e dai suoi poco raccomandabili amici.

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THOMAS JEFFERSON 1801-1809 Ha avuto sei figli con una schiava.

JAMES MONROE 1817-1825Ha inseguito il ministro delle Finanze con un attizzatoio.

JOHN QUINCY ADAMS1825-1826Teneva un alligatore nella vasca da bagno. Nuotava nudo nel Potomac.

ABRAHAM LINCOLN1861-1864Ha pestato un cittadino.

ANDREW JACKSON1829-1837Nel 1806 aveva ucciso un uomo in un duello, per questioni d’onore.

ULYSSES S.GRANT 1869-1877 Usava un nome falso.

GROVER CLEVELAND1885-889 1893-1897Ha sposato una ragazza che aveva visto nascere e della quale era tutore legale.

BENJAMIN HARRISON 1889-1993Non toccava gli interruttori perché aveva il terrore di prendere la scossa.

JOHN F. KENNEDY1961-1963Condivideva una delle sue innumerevoli amanti con due mafiosi.

RICHARD NIXON 1969-1974 Giocatore d’azzardo, si dimise per lo scandalo Watergate.

GEORGE W. BUSH 2001-2009Ha insabbiato un arresto per guida in stato d’ebbrezza.

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SOTTO I RIFLETTORIGli americani, insomma, hanno iniziato a pretendere la perfezione dalla first family solo in tempi relativamente recenti. Dolley Madison, moglie di James Madison (presidente dal 1809 al 1817), giocava d’azzardo, si truccava e fumava, tutte cose all’epoca scandalosissime per una signora. Nonostante questo, era molto amata dalla gente e rimase un personaggio popolare anche dopo la fine del mandato del marito. Hillary Clinton non è stata la prima first lady a venir considerata la vera mente dietro il successo politico del marito. Almeno due presidenti, Millard Fillmore e Andrew Johnson, nati nella povertà più disperata, hanno addirittura imparato a scrivere dalle mogli. Melania Trump, invece, non sarebbe la prima ex modella a diventare first lady. Betty Ford si pagò le lezioni di danza posando per foto di moda. Persino il suo futuro marito Gerald Ford, presidente dal 1974 al 1977, negli anni Quaranta era stato il “ragazzo copertina” di Cosmopolitan, ritratto mentre baciava appassionatamente la sua fidanzata dell’epoca. Ronald Regan, oltre che l’attore, aveva fatto anche il comico in un teatro di Las Vegas. E la sua consorte Nancy, quando era first lady in carica, aveva interpretato se stessa in una puntata della sit com Il mio amico Arnold. Ma solo per lanciare un messaggio contro la droga.

Oggi, ogni dettaglio dell’esistenza dei candidati viene attentamente esaminato. I complottisti sono insorti quando l’attuale presidente Barack Obama è stato eletto, sostenendo che il suo certificato di nascita fosse falso. Naturalmente erano tutte illazioni, poi smentite, ma alla Casa Bianca un inquilino con un nome falso c’è stato per davvero, dal 1869 al 1877. Era Ulysses Simpson Grant, che in realtà si chiamava Hiram Ulysses Grant. Cos’era successo? Quando Grant aveva fatto domanda per entrare all’Accademia di West Point, un impiegato l’aveva iscritto con il nome sbagliato. Per motivi burocratici, non sarebbe stato possibile rifare l’iscrizione con il nome corretto, se non per l’anno successivo. Il futuro generale della Guerra di Secessione, sensatamente, decise di “dimenticare” la sua vera identità per iniziare subito l’addestramento. Anche se questo l’avrebbe poi costretto, per tutta la vita, a usare un nome falso. Grant è ricordato anche per aver preso una multa di 20 dollari per eccesso di velocità, ben prima dell’invenzione dell’automobile: il suo cavallo galoppava troppo forte. George W. Bush, invece, è riuscito a insabbiare per 24 anni un arresto per guida in stato d’ebbrezza nel 1976, dopo una gara di bevute con l’amico tennista John Newcombe. La storia è saltata fuori pochi giorni prima delle elezioni presidenziali del 2000. Ma gli elettori hanno perdonato George, che giurò di non aver più toccato alcol dal 1986.

Una cosa che di certo né Hillary Clinton né Donald Trump faranno mai, è vendere gli arredi della Casa Bianca. Alcuni loro predecessori, incredibilmente, lo hanno fatto. Chester A. Arthur, eletto vicepresidente e salito al potere, nel 1881, dopo l’assassinio di James A. Garfield, mise all’asta gran parte dei mobili e dei complementi d’arredo. Warren Harding, in carica dal 1921 al 1923 fece di peggio: perse a poker tutti i servizi di porcellana della Casa Bianca. Uno che con le carte ci sapeva fare era Richard Nixon: pare che abbia guadagnato 6 mila dollari, con i quali finanziò la sua prima campagna elettorale per il Congresso, spennando i commilitoni durante la leva. Visto com’è finita la sua presidenza, si può immaginare che non si sia trattato solo di fortuna.

Forse il presidente più squattrinato della storia è stato, però, John Tyler. Malgrado fosse ricco di famiglia e possedesse 70 schiavi – un fatto normale nel 1840 – non sapeva gestire le finanze. Con 14 figli a carico, per sistemare il primogenito John lo assunse come Press Secretary, in pratica capo dell’ufficio stampa, ma dovette licenziarlo perché era alcolizzato e inaffidabile. George Washington, il padre della Patria, era povero anche lui, al punto che per trasferirsi nella capitale e diventare il primo presidente degli Stati Uniti dovette chiedere un prestito agli amici. Ma, anche per questo, almeno lui è ricordato come una persona di assoluta onestà e integrità.

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