Ebola: primo caso in Spagna

Il virus ha contagiato un’infermiera che ha curato un missionario morto per la malattia. È la prima trasmissione infettiva avvenuta in Europa

Il virus ebola è arrivato in Europa: in Spagna, a Madrid, è stato accertato un caso di contagio. Si tratta della prima trasmissione infettiva avvenuta fuori dall’Africa e la prima nell’Unione europea. La persona infettata è un‘infermiera madrilena, che si è presa cura di un missionario morto dopo essere stato contagiato in Sierra Leone. L’infermiera è stata ricoverata in un’ospedale nella provincia di Madrid e ora è in condizioni stabili.

ALLERTA MASSIMA. Le autorità sanitarie spagnole hanno organizzato un vertice di crisi per valutare questo primo caso di contagio e per aggiornare i protocolli di sicurezza da attivare per il virus.

L’EBOLA. L’epidemia che terrorizza il mondo è scatenata dalla malattia del virus ebola (Evd, Ebola virus disease). Si tratta di una patologia virale acuta e grave, con un tasso di mortalità del 90%. Per l’Evd (febbre emorragica) non esistono ancora vaccini autorizzati, molti ancora sono in fase di sperimentazione. La malattia è comparsa negli anni ’70 per la prima volta in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo.

SINTOMI. L’infezione si manifesta con i sintomi “classici” da influenza quali febbre, spossatezza forte, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, insieme a vomito, diarrea, esantema (eruzioni cutanee), insufficienza renale ed epatica. Nei casi più gravi vi possono essere sia emorragie interne che esterne. I sintomi iniziano a manifestarsi dopo 2 o 21 giorni dal contagio con il virus.

CONTAGIO E TRASMISSIONE. L’ebola è trasmessa agli umani da animali selvatici (pipistrelli della frutta, scimpanze, gorilla, istrici, scimmie e antilopi di foresta). Il contagio uomo-uomo avviene via contatto diretto (tagli, ferite alla pelle, o mucose) con sangue, vomito, sudore e altri fluidi corporei (feci, urina, saliva, sperma) di persone infette, o con il contatto diretto con ambienti contaminati da questi fluidi o toccando i corpi morti dei malati, o ancora quando le ferite vengono a contatto con oggetti contaminati (biancheria, vestiti, lenzuola o aghi usati).

© Riproduzione riservata