Covid-19: cresce il pessimismo tra le famiglie italiane

L’indagine del Cerved registra una grave crisi di fiducia: oltre il 60% teme di non poter mantenere il proprio reddito e i risparmi. Un capofamiglia su cinque prevede di dover fare rinunce importanti nei prossimi mesi

L’aggravamento della situazione sanitaria e la prospettiva di ulteriori misure restrittive stanno generando una grave crisi di fiducia nelle famiglie italiane: il 70,6% è sempre più preoccupato di non poter ricevere cure adeguate in caso di malattia, il 61,7% di non poter mantenere il proprio reddito e i risparmi (59,8%) intesi anche come assicurazione sul futuro dei figli, valori ritenuti essenziali in questo periodo di emergenza. Un capofamiglia su cinque, all’incirca come nel lockdown, prevede di dover fare rinunce molto importanti nei prossimi mesi in ambiti primari come la salute e l’istruzione, mentre a settembre era il 14% a temerlo. Ancora: il 45% dei nuclei familiari è più pessimista rispetto a un mese fa (quando lo era “solo” il 30,2%) sull’impatto che il Covid19 avrà sulla nostra vita, percentuale che sale a 59,2% nelle metropoli e supera il 50% tra le fasce più a rischio – imprenditori, coppie con figli piccoli e chi guadagna meno di 20.000 euro netti l’anno – mentre gli ottimisti sono crollati al 10,8% dal 34,7% di settembre. Sono alcune delle evidenze emerse dal più recente Termometro Italia sulle famiglie realizzato nella settimana tra il 15 e il 20 ottobre da Innovation Team, società di ricerca del Cerved, gruppo operante nella gestione del rischio di credito, che per la quinta volta dalla comparsa del Covid19 fornisce un aggiornamento sul sentiment degli italiani.

Italia: pessimismo anche per il 2021

La percezione del futuro è negativa anche su un orizzonte più lungo: quasi il 70% degli italiani si attende per l’anno prossimo un peggioramento della situazione economica generale (un mese fa erano il 62%), quattro famiglie su dieci temono per la propria condizione lavorativa e il 33% per il bilancio familiare, tutti dati leggermente in crescita. Una sfiducia che è ancora più marcata tra chi ha oltre 65 anni (89%), chi è separato (86%) e chi vive nelle città piccole (80%). Il peggioramento del sentiment arriva dopo un periodo già difficile: il 62,8% dei rispondenti ha subìto un impatto pesante sul reddito, nel 17,3% addirittura drammatico (era il 12,4% appena un mese fa). Come conseguenza, oltre metà delle famiglie sono costrette a intaccare i risparmi (54,4%, ma si raggiungono punte del 70% tra i lavoratori autonomi e gli abitanti delle grandi città) e negli ultimi mesi sono aumentate anche quelle che devono farlo in modo consistente: dal 18,6% di aprile al 26,9% di ottobre. La situazione è ancora più seria per chi può contare su un reddito basso, in particolare derivato da lavoro autonomo (in netto peggioramento e a rischio di ulteriori limitazioni), chi ha anziani e bambini a carico o risiede nelle metropoli, le più colpite dalla crisi.

I prossimi mesi non saranno migliori: lo crede il 66,5% delle famiglie, dato in risalita per la prima volta dopo il calo costante dall’84,3% di aprile, e un nucleo su cinque (21%, non lontano dal 22,4% del periodo di lockdown) prevede di dover fare rinunce importanti, legate a bisogni primari come la salute, la cura dei familiari, l’istruzione, mentre solo un mese fa a pensarlo era il 14%. La maggiore preoccupazione per l’immediato futuro riguarda in particolare l’80,3% di chi ha un reddito basso, il 73,9% di chi vive nelle metropoli e il 71,2% delle coppie con figli piccoli.

Lavoratori autonomi: il 22% prevede un dimezzamento del fatturato 2020

Un’analisi specifica è stata dedicata ai lavoratori autonomi, la categoria che ha sofferto maggiormente durante il lockdown e che ora, dopo una ripresa lenta e faticosa nei mesi estivi, vive nuovamente l’impatto pesante o molto pesante (58,4%, contro il 40,3% di settembre) dell’emergenza sulla propria attività, ancora bloccata (9,8% dei casi) o soggetta a forti limitazioni (48,6%, ma un mese fa la percentuale era scesa al 31%). Anche chi sperava in una ripresa del business entro fine anno è nuovamente sceso al 35,6%, più o meno come a luglio (37,3%), mentre a settembre era salito a quasi il 51%. Le previsioni sul fatturato risentono ovviamente del rischio di ulteriori chiusure: il 22,7% si aspetta una riduzione fortissima di oltre il 50% a fine anno, il doppio di chi lo temeva un mese fa (11,3%). Fortunatamente quasi il 55% pensa di poter riuscire a mantenere le entrate stabili o di contenere le perdite entro il 20%.

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