Corruzione percepita: Italia peggio del Ruanda. È 54a al mondo

La graduatoria annuale di Transparency International sulla corruzione percepita relega l’Italia lontanissima dal podio. Ma ci sono alcuni segnali incoraggianti

Non è solo un luogo comune. L’Italia è effettivamente un Paese con un evidente problema di corruzione. La conferma arriva dal CPI 2017, il Corruption Perceptions Index, che ogni anno Transparency International, la più grande organizzazione a livello globale contro la corruzione, stila per individuare i Paesi ritenuti più irreprensibili al mondo. Ebbene, su 180 stati considerati, l’Italia conquista solo la 54esima posizione, addirittura dietro al Ruanda. Ma non è una completa disfatta: dal 2012 stiamo registrando lenti miglioramenti, tanto che abbiamo guadagnato 6 posizioni rispetto al 2016.

Tutta colpa dei politici?

Il Cpi viene calcolato ogni anno da Transparency International, sulla base del livello di corruzione percepita nel settore pubblico: l’organizzazione classifica i Paesi assegnando loro un punteggio da 0 (molto corrotto) a 100 (per niente corrotto). Nel 2017 il punteggio migliore è stato totalizzato dalla Danimarca, a quota 89 punti, seguita a un solo punto di distanza dalla Nuova Zelanda. Ultimi in classifica sono Sud Sudan (12 punti su 100) e Somalia (9/100). L’Italia ottiene 50 punti: troppo pochi per guadagnare la promozione. Colpa soprattutto della scarsa trasparenza dell’amministrazione pubblica e della politica. Tuttavia, c’è da dire che il nostro Paese, da qualche anno, sta assumendo un trend positivo. Infatti, dal 2012, anno di approvazione della legge anticorruzione, è risalito di ben 18 posizioni. Se lo scorso anno eravamo ultimi in classifica in Europa, stavolta siamo 25esimi su 31.

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