«Vaga», «impreparata» e «appiattita» sui voleri del Consiglio: con queste motivazioni il Parlamento Ue ha respinto la candidatura all’Energia dell’ex premier liberale della Slovenia, Alenka Bratusek.
Un brutto colpo per Jean Claude Juncker che è riuscito invece a portare a casa non senza qualche difficoltà lea nomina dello spagnolo Miguel Arias Canete Clima ed energia. Nessun problema invece per i vicepresidenti Jyrki Katainen e Valdis Dombrovskis e i commissari Pierre Moscovici e Jonathan Hill.
Il voto su Canete delle Commissioni Industria e Ambiente, le stesse che bocciano la Bratusek, è stato il vero test per la tenuta delle larghe intese europee tra popolari, socialisti e liberali.
SI RIPARTE. Il no alla slovena costringe però il presidente eletto della Commissione europea a rimettere mano alla sua squadra a pochi giorni dal voto di fiducia complessivo (22 ottobre in seduta plenaria a Strasburgo). Anche perché il ruolo di vicepresidente per l’unione energetica è strategico e non sarà facile trovare il nome giusto per l’insediamento del 1 novembre.
Il no non è vincolante, ma per prassi Juncker chiederà alla Slovenia di esprimere un nuovo candidato. Il nome su cui puntare potrebbe essere la socialista Tanja Fajon, attuale eurodeputata e inserita dalla stessa Bratusek in una rosa di nomi inviata a Juncker a luglio. Considerata l’età relativamente giovane della Fajon, 43 anni, il favorito sembra però Maros Sefcovic (attuale vicepresidente della Commissione Barroso e destinato Trasporti e spazio nell’esecutivo Juncker), anche se per una questione di gender balance il posto dovrebbe andare a una donna.
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