La Blu Card, nata nel 2009 per dare lavoro agli immigrati extracomunitari altamente qualificati, è uno strumento poco utilizzato perché «insufficiente e poco attraente»: per questo, dall’Unione Europea arrivano i primi progetti per migliorarne i connotati e renderla più efficace. E, nel contempo, contribuire a migliorare le finanze dei Paesi Ue.
BLU CARD UE. Il progetto di modifica, infatti, punta a un unico strumento europeo, la Blu Card Ue, che potrebbe far entrare nelle casse europee tra 1,4 e 6,2 miliardi di euro l’anno. L’iniziativa è stata presentata al Parlamento Ue dal commissario Dimitris Avramopoulos, che ha sottolineato come il Piano presentato sia nato dal contributo parallelo del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, con la collaborazione dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini. L’idea alla base della Blu Card Ue è una partnership con i Paesi al di fuori dell’Unione europea, a partire da sette Stati pilota, e con il contributo del Parlamento Europeo e di tutti i Governi membri.
DAGLI AIUTI AGLI INVESTIMENTI. Con l’impegno di tutti, infatti, si potrebbe replicare al di fuori dell’Europa i buoni risultati ottenuti con l’Efsi (European Fund for Strategic Investments), e arrivare a otto miliardi di ricavi in cinque anni; che crescono a 62, considerando l’“effetto leva”. Federica Mogherini ha sottolineato la «dare una visione strategica alla risposta europea alla crisi dell’immigrazione», che è un fenomeno globale; il punto di partenza sono dei “compact” su misura delle esigenze dei Paesi più vicini all’Ue: innanzitutto Niger, Nigeria, Senegal, Mali e Etiopia. L’Africa è al centro delle attenzioni del Vecchio Continente: lo scopo è quello di passare dalla logica degli aiuti a quella degli investimenti.
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